Rassegna stampa
Lotito e Friedkin, strade diverse. Ma alla fine i conti tornano
AS ROMA NEWS DERBY LAZIO FRIEDKIN LOTITO – Sarebbe bello, un giorno, vederli insieme ai Musei Vaticani, davanti al celebre affresco di Raffaello intitolato «La scuola di Atene». Chissà. Forse Dan Friedkin si riconoscerebbe in Platone che con il dito indica il cielo – dove volteggiano gli aerei che il presidente della Roma adora – e Claudio Lotito in Aristotele, che con la mano sposta l’attenzione sulla terra, che il numero uno della Lazio ha imparato a far fruttare, scrive La Gazzetta dello Sport.
Diversi, in fondo, lo sono in tutto, probabilmente anche nel modo di amare le loro squadre. Più distaccato e (per forza di cose) più lontano lo statunitense, che ha nel calcio solo uno dei suoi tanti business; più passionale e coinvolto il romano, che vive il nostro football anche come un luogo in cui per certi versi continuare a fare quella politica che lo ha portato a Palazzo Madama in qualità di senatore. A dividerli, però, domani non ci sarà il solito Atlantico, perché Friedkin sarà al derby cercando una nuova gioia che Lotito vorrà negargli, visto che entrambi hanno come obiettivo – oltre che la supremazia calcistica cittadina – anche l’approdo nella prossima (e più ricca) Champions.
Una cosa, però, li accomunerà: la speranza che la Stracittadina non diventi vetrina di razzismo. Stante la situazione internazionale in Israele e a Gaza, sul fronte della Questura si teme che ultrà in cerca di ribalta ne approfittino per introdurre striscioni anti-ebraici o si producano in cori sullo stesso stile. Sarebbe il modo peggiore per mandare in mondovisione la città di Roma, per cui i due presidenti investono tanto a livello d’immagine. L’ultimo esempio è stato il virtuale botta e risposta sulla maglia. Se i giallorossi hanno scelto il denaro saudita di Riad, pur avversaria della Capitale nella corsa a Expo 2030, i biancocelesti stanno lavorando per avere loro il nome della Città Eterna in bella vista. Non porterà soldi, ma immagine sì.
Un capitolo, quello dei valori, al quale Claudio Lotito ha ispirato l’intera sua gestione che il prossimo anno, nel 2024, toccherà i venti anni di durata (è già adesso il presidente più longevo della storia del club). Dall’aspetto morale nella scelta dei giocatori all’obbligo di contenere le spese, Lotito ha varato un modello di società sostenibile. È sempre stata questa la sua filosofia, ma all’inizio è stata anche una necessità, vista la situazione pre-fallimentare che trovò.
Di tasca sua ha messo nelle casse societarie 75 milioni di euro, ma si è sobbarcato una esposizione debitoria di circa 550 milioni di euro. La cura dimagrante è stata drastica nei primi anni di gestione, poi via via meno stringente. Ma sempre con un occhio ai bilanci. Un aspetto che, per quanto imprescindibile, non lo ha mai fatto amare dai tifosi. Eppure quel macigno che in parte ancora si fa sentire (il debito con l’Erario sarà sanato solo nel 2028) non gli ha impedito di arricchire la bacheca societaria con sei trofei (tre coppe Italia e tre Supercoppe italiane) e di conquistare quattro partecipazioni alla Champions.
Dal punto di vista degli investimenti, la proprietà statunitense teme pochi confronti. Dal giorno del suo insediamento (6 agosto 2020) compresi i 199 milioni serviti per acquistare il club, il «Friedkin Group» ha investito circa 800 milioni, considerando anche le spese servite per uscire dalla Borsa (ed è un’altra differenza con le strategie di Lotito). Non basta. Ingaggiando nel 2021 Mourinho la Roma ha scelto di pagare l’ingaggio più alto della sua storia (8 milioni) fra allenatori e calciatori, acquistando Abraham (40 milioni) anche qui ha investito la cifra più onerosa della società, insieme a quella per Schick. Sul fronte delle uscite, però, Dan è stato meno fortunato, visto che nessuno è riuscito a portargli più dei 28,5 milioni incassati per Ibanez. In ogni caso il portafoglio non si è chiuso, tant’è che il monte ingaggi della Roma in questa stagione, premi compresi, potrebbe arrivare a 157 milioni.
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