Non mi arrendo
“Non mi arrendo”, continua la campagna d’informazione: colpire la famiglia per colpire me

ULTIME NOTIZIE NON MI ARRENDO COLPIRE LA FAMIGLIA – Chi vuole distruggerti sa bene dove colpire: non solo te, ma chi ti è più vicino. Perché nulla fa più male che vedere la propria famiglia trascinata in un incubo di odio e diffamazione, senza colpe, senza motivo, se non quello di amarti e sostenerti.
L’attacco a Maria Paola
Mia sorella Maria Paola non è un personaggio pubblico. Non è un giornalista, non è un volto noto. Eppure è stata presa di mira come se lo fosse. Gli haters hanno iniziato a citarla nei loro post, insinuando bugie, inventando storie su di lei, persino utilizzando il suo nome per diffonderle in modo più credibile. Era chiaro il loro obiettivo: ferirmi colpendo la persona che da sempre mi sostiene più di chiunque altro. Ogni insulto rivolto a lei era come una lama rivolta al mio cuore.
Gli attacchi a mia madre
Anche mia madre, donna estranea al mondo dei social e alla mia attività giornalistica, è stata coinvolta. Per screditarmi, hanno scelto la via più vile: colpire chi non ha alcuna possibilità di difendersi. Commenti offensivi, insinuazioni, persino allusioni sul suo ruolo di madre. Arrivare a colpire una madre significa aver perso ogni traccia di umanità.
La strategia della delegittimazione totale
Gli attacchi alla mia famiglia non erano casuali. Erano parte di una strategia precisa: isolarmi, farmi sentire in colpa, costringermi a mollare. Il messaggio era chiaro: “Se non ti fermi, colpiremo chi ami”. È una forma di violenza psicologica subdola e devastante, che va oltre l’odio digitale e sfocia nello stalking emotivo e familiare.
Le conseguenze psicologiche
Vedere mia sorella e mia madre trascinate in questo vortice ha avuto su di me un impatto devastante. Non era più solo la mia reputazione a essere in gioco: erano la loro serenità, la loro sicurezza, la loro vita quotidiana. Per settimane, mesi, ho vissuto con il senso di colpa e con la paura che un nuovo attacco potesse ferire loro, prima ancora che me.
Il coraggio della mia famiglia
Eppure, nonostante tutto, Maria Paola e mia madre non hanno mai smesso di starmi accanto. Hanno sopportato insulti, diffamazioni e bugie con una forza incredibile. Sapevano che arrendersi avrebbe significato dare la vittoria agli odiatori. Il loro coraggio è stato, ed è ancora oggi, una delle mie armi più forti.
Conclusione
Colpire la famiglia di una vittima significa tentare di spegnere ogni luce di speranza. Ma non ci sono riusciti. Nonostante la cattiveria e la crudeltà, mia sorella e mia madre hanno resistito con me. E questa resistenza, condivisa e vissuta insieme, è la dimostrazione che anche di fronte alla macchina dell’odio più spietata, l’amore e la verità possono tenere accesa la fiamma della dignità. Nel prossimo capitolo racconterò come gli odiatori abbiano cercato di colpire la mia attività giornalistica, Romagiallorossa.it, con l’obiettivo di distruggere non solo la mia vita privata, ma anche il mio lavoro e la mia voce professionale.
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