Rassegna stampa
Il vizietto di Mourinho: aspettare la fine per andare a segno
AS ROMA NEWS MOURINHO – La Roma non finisce mai, certificano le statistiche. Come accaduto nelle due recenti partite vinte all’ultimo respiro all’Olimpico contro Monza e Lecce. Con 9 gol sui 22 totali segnati nei quarti d’ora finali (più recuperi) a confermarlo. Numeri che, dopo undici turni, non possono (più) essere casuali, scrive il Corriere della Sera.
Anche perché ci sono precedenti che danno forza a questa tendenza: nel primo campionato di José Mourinho sulla panchina giallorossa, i gol realizzati dopo il minuto numero 75 sono stati 18, mentre nel passato torneo il conto si è fermato a 17. Nel torneo in corso, siamo già quasi alla metà. Non che la Roma attuale sia addestrata a far gol (soprattutto) nei finali di partita, per carità; ma se fa centro col ripetitore quando ormai il fischio di chiusura è vicino, una causa concreta deve esserci.
Forse psicologica. Tipo forza della disperazione, verrebbe da dire ricordando alcune gare. Oppure un plus legato alla condizione atletica. I lunghi recuperi. Tutto è possibile. C’è chi lo chiama semplicemente «Effetto Mourinho». Chissà. In assoluto, non conta quando segnare: l’unica cosa realmente importante è farlo. Se il gruppo di Mou si sveglia tardi, la faccenda potrebbe sembrare un brutto difetto.
Ma al tempo stesso, se analizzata da un altro punto di vista, paradossalmente diventa un grande pregio. Proviamo a giocarci su, allora: la Roma è forte perché segna nei minuti finali di gara (spesso anche nei recuperi) oppure è debole perché non riesce a farlo prima? Ogni opinione in merito è tanto valida quanto sballata. Nulla è casuale, però. Ecco l’unica certezza.
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA