AS ROMA NEWS RANIERI – Finalmente a Trigoria c’è qualcuno che protegge l’allenatore quando il vento gira contrario. Per José Mourinho sarebbe stato oro dopo la notte amara di Budapest, a Daniele De Rossi avrebbe regalato serenità nella sua prima esperienza su una panchina bollente, persino Ivan Juric ne avrebbe tratto beneficio. I Friedkin ci sono arrivati solo ora, quasi cinque anni dopo l’acquisto del club: Claudio Ranieri, rientrato in corsa come traghettatore, ha lasciato tuta e campo per indossare i panni – pesanti e decisivi – del dirigente. La definizione societaria recita “senior advisor”, ma la sensazione avuta durante la presentazione di Gian Piero Gasperini è che Sir Claudio sia di fatto il nuovo direttore generale, l’uomo con voce in capitolo su ogni snodo strategico, riporta Il Messaggero.
Il tempismo ha del simbolico: Ranieri si è seduto accanto all’allenatore proprio il 17 giugno, giorno di San Ranieri e anniversario dello scudetto del 2001. Coincidenze? Forse. Di certo la sua presenza ha già inciso: ha convinto Svilar a rinnovare, ha risolto con diplomazia il caso Ghisolfi, soprattutto ha scelto e presentato Gasperini, facendosi garante di fronte a una parte di tifoseria che ancora mastica diffidenza. «Era antipatico anche a me» ha ammesso con franchezza, prima di spiegare perché proprio il tecnico piemontese incarna la personalità ruvida e mai soddisfatta di cui la Roma ha bisogno. Parole misurate, tono fermo, zero ammiccamenti: Ranieri offre spalle larghe e competenza, libera l’allenatore dall’onere di difendere quotidianamente la società e, insieme, detta la rotta. «L’obiettivo al termine del triennio è stare stabilmente in Champions e, se ci sarà l’occasione, puntare allo scudetto» ha chiarito, senza proclami roboanti ma con l’autorevolezza di chi conosce campo e scrivanie.
Nella stessa conferenza ha toccato un altro tasto cruciale: il rispetto dei rigidi paletti del Financial Fair Play fino a giugno 2026. «Dobbiamo stringere i denti ancora due sessioni, poi avremo più libertà» ha ricordato, giustificando implicitamente la prudenza sul mercato e la strategia delle cessioni mirate. Intanto ha chiesto pazienza, ribaltando la narrativa sulla “mancata” Champions. «Forse non siamo ancora pronti per affrontare sei inglesi, cinque spagnole e quattro tedesche; l’Europa League può essere il teatro giusto per crescere e provarci».
È un cambio di passo culturale prima che tecnico: i Friedkin affidano le chiavi a un uomo di calcio vero, capace di parlare la lingua dello spogliatoio e quella dei bilanci, di calmare gli umori della piazza e di dialogare con proprietà e allenatore. Dopo tante stagioni con figure-ponte o uomini d’immagine, la Roma si ritrova un «Marotta in versione giallorossa», autorevole ma mai sopra le righe. Se Gasperini potrà concentrarsi su tattica e campo, merito sarà di San Ranieri, il cui nome – non a caso – ricorre nel calendario proprio il giorno in cui è iniziata la nuova era. Meglio tardi che mai.
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