Rassegna stampa
Roma-Fiorentina, Soulé cerca il primo gol all’Olimpico: è lui il trascinatore dei giallorossi senza Dybala

AS ROMA NEWS FIORENTINA SOULE – Nel momento clou della stagione, con la Roma lanciata verso un sogno chiamato Champions League, il protagonista è sempre più lui: Matias Soulé. Talento, personalità e giocate decisive, l’argentino si è preso sulle spalle la squadra di Claudio Ranieri, soprattutto in assenza di Paulo Dybala, diventando il riferimento offensivo di un gruppo imbattuto da 18 giornate, riporta La Gazzetta dello Sport.
Oggi, nel match fondamentale contro la Fiorentina all’Olimpico, Soulé proverà a completare il suo percorso personale con ciò che ancora gli manca: il primo gol casalingo. Finora, tutte e cinque le sue reti in Serie A sono arrivate in trasferta — contro Verona, Empoli, Parma, Lazio e Inter — rendendolo uno degli uomini più incisivi lontano da casa. In questo dato, solo Rafael Leão ha fatto meglio nel campionato italiano (7 gol esterni).
Soulé, che nel 2025 ha già portato 13 punti alla Roma tra gol e assist, ha trasformato le critiche iniziali in applausi convinti. Il suo rendimento è salito con il passare delle giornate, fino a diventare un fattore chiave nello sprint finale. L’ultima dimostrazione è arrivata a San Siro contro l’Inter, dove ha segnato da vero attaccante d’area. Prima ancora, aveva deciso sfide cruciali contro Parma, Empoli e Verona, oltre ad aver pareggiato la stracittadina del 13 aprile scorso con un gol pesantissimo.
Dietro la sua crescita c’è il lavoro quotidiano a Trigoria, i consigli di Ranieri e il sostegno silenzioso ma costante di Dybala, che ha svolto il ruolo di mentore. Il tecnico di San Saba ha saputo responsabilizzarlo senza caricarlo di pressioni, permettendogli di sbocciare nel momento in cui la Roma ne aveva più bisogno.
Oggi l’Olimpico sarà esaurito per la dodicesima volta in stagione. I tifosi sperano che, tra le bandiere e la spinta della Curva Sud, possa finalmente arrivare “un raggio di Soulé” anche davanti al proprio pubblico. Perché nella Roma del presente — e forse anche del futuro — l’argentino non è più solo una promessa. È il trascinatore designato.
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