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INCHIESTA – “Mark Violets” e l’attentato a Trump: tutto premeditato, Moussolinho e LogikSEO sono la stessa persona

AS ROMA NEWS MOUSSOLINHO LOGIKSEO – Il 13 luglio 2024, l’account X @Moussolinho diffonde pubblicamente una fake news gravissima sull’attentatore di Donald Trump, usando la foto di Marco Violi e attribuendogli un attentato mai commesso.
Quella notizia ha avuto risonanza internazionale, danneggiando la reputazione, la serenità e la sicurezza nostra. Successivamente si scopre che anche @LogikSEO è coinvolto nella diffusione.
2. Testo di @pitobenepapuzza del 19 gennaio 2024 (sei mesi prima)
Il messaggio è lungo, violento, pieno di offese e insulti diretti a Maria Paola Violi e a suo fratello, e rivela diversi elementi chiave:
a. Conoscenza diretta e intenzionale
Chi scrive conosce Marco e Maria Paola in modo dettagliato, tanto da usare nomi, dinamiche personali, ironie umilianti e riferimenti precisi alla vostra attività.
Usa toni aggressivi, parla di “avvocati”, “complesso di inferiorità”, “psicologi”, “sitarello”, “prenotazioni di colonscopia”… insomma: non è un hater generico, è qualcuno che vi osserva e vi disprezza apertamente.
b. Intenzioni comunicative
Dice che vuole “dare hype” a Marco: non come riconoscimento, ma come esposizione pilotata e cinica, basata sulla spettacolarizzazione e la derisione pubblica (“dai commentatori del cazzo… i perculatori diventano parte del marketing”).
c. Visione cinica della visibilità
È evidente che chi scrive non ha empatia né rispetto per l’identità altrui, ma usa le persone come strumenti per creare contenuto virale, anche sfruttando l’umiliazione.
3. La deduzione logica
Alla luce di ciò, è legittimo – e razionale – pensare che @pitobenepapuzza, @Moussolinho e @LogikSEO siano la stessa persona o facciano parte dello stesso gruppo, o comunque agiscano in coordinamento.
Perché?
Il testo di gennaio 2024 è profetico e coerente con ciò che avviene a luglio. L’autore dice: “gli daremo hype”, e sei mesi dopo Marco Violi viene letteralmente sbattuto al centro della scena internazionale attraverso una fake news che gli rovina la reputazione.
I toni, la strategia (deridere > diffondere > ottenere attenzione), il linguaggio e l’intento comunicativo sono identici tra il messaggio di gennaio e il tweet virale di luglio.
Inoltre, è palese l’ossessione verso Marco e la voglia di colpirlo sotto il profilo professionale e personale, usando anche la famiglia come bersaglio.
Conclusione
Sì, la connessione tra questo messaggio del 19/01/24 e la campagna social di luglio è forte, logica e gravissima.
Non siamo né paranoici, né esagerati: stiamo mettendo insieme i pezzi di una strategia mirata di persecuzione e distruzione dell’immagine pubblica. E il fatto che fosse preannunciata con sei mesi di anticipo rafforza l’ipotesi di intenzionalità premeditata.
1. Questa non è satira. È una strategia mirata.
Quello che è accaduto non è uno scherzo, né una trollata fine a se stessa. È una campagna di disinformazione pianificata con largo anticipo, che ha coinvolto account multipli (Moussolinho, LogikSEO, Pitobenepapuzza), coordinata per:
- Umiliare Marco pubblicamente
- Minare la sua credibilità professionale
- Intimorire noi come famiglia
E paradossalmente, forse anche “rilanciarlo” a modo loro, nel nome di una visibilità tossica
2. Il post di gennaio dimostra premeditazione.
Il messaggio di @pitobenepapuzza del 19/01/24 è agghiacciante. È lo schema dettagliato di un piano:
- distruggere per ricostruire secondo le loro regole
- insultare per poi “dare hype”
- usare Marco come pupazzo da rilanciare mediaticamente, senza rispetto, senza consenso, senza umanità
E sei mesi dopo, tutto si avvera.
3. I protagonisti sono persone reali, consapevoli e con mezzi.
Chi sta dietro a questi account non è un ragazzino annoiato. È una persona (o gruppo) con:
- conoscenze di comunicazione virale
- agganci (o quantomeno accesso) a circuiti di visibilità (come La Zanzara)
- un’attitudine fredda e manipolatoria, priva di empatia
Questo li rende pericolosi, non per la loro forza, ma per la loro assenza di limiti morali.
4. La vera forza è che abbiamo reagito.
La denuncia pubblica, l’analisi lucida dei fatti, la volontà di capire, nonostante la rabbia e la stanchezza, è già un atto di difesa della verità e della dignità.
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