Rassegna stampa
Ranieri e la rabbia post Bergamo: il VAR nel mirino, la Roma chiede rispetto dopo l’ennesimo torto arbitrale

AS ROMA NEWS RANIERI ARBITRI – Cosa sarebbe successo se Claudio Ranieri fosse stato sulla panchina della Roma lo scorso 2 ottobre, quando, in pieno recupero di Monza-Roma, l’arbitro La Penna non fischiò un evidente fallo da rigore su Baldanzi da parte di Kyriakopoulos, ignorato anche dal VAR Aureliano? Forse il tecnico romano avrebbe reagito con la stessa rabbia vista lunedì sera a Bergamo, oppure, come accaduto nel celebre post-partita di Porto, si sarebbe scagliato contro l’intero sistema arbitrale e il designatore Rosetti, riporta Il Messaggero.
Lo scenario è puramente ipotetico, ma serve a contestualizzare la dura reazione di Ranieri dopo la sconfitta contro l’Atalanta, che ha interrotto la striscia di 19 risultati utili della Roma e, soprattutto, ha acceso la polemica sul rigore prima assegnato e poi revocato per fallo su Koné. Ranieri ha ricevuto un cartellino giallo da Sozza, ma nel post-partita si è esposto con forza, senza il supporto ufficiale della società — come invece accadde a febbraio in Europa League, quando la Roma protestò formalmente presso la UEFA dopo un altro episodio controverso.
Il punto di Ranieri è chiaro: non contesta l’interpretazione del fallo, ma la violazione del protocollo VAR, che prevede l’intervento solo in caso di chiaro ed evidente errore. Una regola che quest’anno ha generato confusione e scontento in molti allenatori, da Antonio Conte a Fabio Baroni, fino a Alessandro Nesta.
Nel cuore del dibattito è finito anche Luca Marelli, ex arbitro e attuale opinionista per DAZN. Proprio Marelli, in passato, aveva sottolineato come in casi di contatti leggeri già valutati dall’arbitro il VAR non dovrebbe intervenire. Ma dopo il caso di Bergamo, il suo giudizio è cambiato: per lui il contatto tra Pasalic e Koné non era sufficiente a confermare il rigore, e quindi l’intervento del VAR sarebbe stato legittimo.
Ranieri, però, non ha accettato questa spiegazione. E mentre chiede coerenza e rispetto per il regolamento, si ritrova ancora una volta da solo in trincea a difendere la Roma e il principio di giustizia sportiva. Un allenatore che, anche a fine carriera, dimostra di non voler abbassare la testa.
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