Rassegna stampa
Cerezo: “Fonseca ha grandi qualità e punto ancora su Dzeko”

Toninho Cerezo, pilastri della nazionale brasiliana battuta dall’Italia nel Mondiale 1982, poi diventato idolo di Roma e Sampdoria, dalla tenuta di Minas Gerais rivive la sua carriera senza dimenticare il calcio di oggi. Allenatore in attesa di sistemazione, laureatosi a Coverciano col patentino A Uefa, il 21 aprile ha compiuto 65 anni. «Niente feste, dobbiamo mantenere le distanze, ma mio figlio Gustavo è vicino a me».
Che è venuto fuori dal corso di Coverciano?
«Eccellente, soprattutto per la gestione del gruppo. Chi mantiene due, tre anni un allenatore riesce ad avere risultati. Abbiamo fatto visita all’Atalanta, Gasperini fa un lavoro eccellente da anni. Squadra offensiva, baricentro alto, cercano il gol. Investono sui giovani, anche con bravi giocatori dal Sudamerica».
Paura che la Samp sia retrocessa?
«Spero di no. Quagliarella segnerà i gol necessari. Mi piace il lavoro di Ranieri, fin dai tempi della Roma. Un gentleman, grande gestore di calcio».
E Mancini, suo compagno alla Samp, ora ct dell’Italia?
«Già da ragazzo aveva professionalità, visione di gioco, di club, entusiasmo, voglia di vincere. Ho avuto la fortuna di giocare in una Samp con giocatori del calibro di Vialli, Mancini, Vierchowod».
Sono sei anni dalla scomparsa di Boskov, che vi guidò a quello storico scudetto.
«Sapeva gestire il gruppo senza difficoltà. Era una rosa piccola ma di qualità. Il presidente Paolo Mantovani, che aveva cuore enorme, riuscì a mettere insieme ottimi giocatori».
E la Roma attuale?
«Fonseca ha le qualità per allenarla. Conosco Dzeko dai tempi del Manchester City: giocatore di personalità forte. Bravo nel gioco aereo e in quello rasoterra. La tifoseria della Roma per me rimarrà indimenticabile. È una cosa indescrivibile. Dopo la finale di Coppa Campioni che perdemmo ai rigori in 70mila cantavano “Grazie Roma”».
Ai suoi tempi c’erano più brasiliani che brillavano in Italia.
«Il campionato italiano era ciò che oggi è l’Inghilterra. Ora ci sono troppi stranieri».
C’é qualche brasiliano che gioca in patria che potrebbe sfondare nel campionato italiano?
«Gabigol. Ma se il Flamengo lo ha già comprato non tornerà in Italia. In questa seconda esperienza in Brasile si è sviluppato: è veloce, finalizza bene.
Capitolo allenatori. Come fu lavorare con Telê Santana?
«Bravissimo. Trattava tutti allo stesso modo. Esultava col bel gioco»
E Liedholm?
“Gli piacevano molto i brasiliani. E gli piaceva il calcio tecnico, mettendo sotto gli avversari, usava tanto la psicologia coi giocatori. Alla Roma ci faceva giocare a zona nel 4-4-2. Con una squadra più tecnica, marcando a zona si corre meno».
Lei faceva il regista basso. Chi è il migliore oggi nel ruolo?
«Ce ne sono tanti. Mi piace Busquets. Si piazza davanti alla difesa, ha buona visione del gioco, intelligenza, sa marcare».
(Gazzetta dello Sport)
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