Daniele De Rossi

AS ROMA NEWS DE ROSSI FRIEDKIN – Mediocritas. Dal latino: stare nel mezzo. In italiano mediocrità la potremmo associare benissimo al campionato della Roma. La “lungimiranza” dei Friedkin, del padre padrone Dan e del suo figlioletto Ryan nell’esonerare Mourinho il 16 gennaio scorso, protagonista di due finali europee (una vinta e una persa come sappiamo tutti) per ingaggiare l’esordiente De Rossi (all’attivo una retrocessione in Serie C con la Spal), si è scontrata con la dura realtà dell’ennesimo sesto posto in campionato. Come Mou. Ma con una differenza sostanziale: gli scorsi anni, nel 2022 e nel 2023, eravamo tutti intenti a cercare biglietti per Tirana e Budapest, per prenotare alberghi, per cercare voli arerei o organizzare macchinate con amici, mogli, figli o fidanzate.

Oggi, al 20 maggio 2024, siamo (anzi siete, io mi rifiuto) costretti a tifare Atalanta in finale di Europa League per permettere alla Roma di accedere alla prossima Champions League. Sarete (ripeto, io mi tiro fuori) a tifare il “Cattivo Gasperini” che ha detto letteralmente ai romanisti “Ve la regalo l’ultima con la Fiorentina”, dopo aver detto “Noi abbiamo dovuto rinviare una partita per un dramma, la Roma per un codice giallo”. In pieno stile Lotito.

Ma tutto questo non è umiliante? Ieri sera ho provato un senso di liberazione ma nello stesso tempo di scoramento. Liberazione perchè finalmente è finito questo maledetto campionato (l’ultima con l’Empoli sarà ininfluente per noi); scoramento perchè mi sono messo per 5 minuti nei panni di Dybala quando è stato sostituito. Ho visto il suo volto, ho visto la sua amarezza, ho visto che la sua classe e le sue illuminazioni non c’entravano proprio niente con la mediocrità di un allenatore allo sbando totale, di giocatori e capitano indegni e di un presidente che non vuole investire nella Roma, a dispetto dei servi sciocchi, o delle “bi-anfore” (a buon intenditor poche parole), che si fanno raccontare che la Roma potrà spendere tutto quello che vuole nel prossimo mercato, sapendo bene che non è così. Motivo? L’ha spiegato De Rossi sabato: “Bisogna spendere bene, non faremo spese folli”.

La Roma è tornata la “Rometta” (“Non si discute, si ama”), gli slogan scorrono a fiumi sui social e perfino all’Olimpico (“Quando sarà, saremo”). Manca solamente il celeberrimo “Mai schiavi del risultato” e abbiamo fatto bingo.

Io, che dopo Mourinho, speravo in un qualcosa di più, o per lo meno nella continuità di progetto: povero illuso. Mi aspettavo un Conte, un Klopp, un Allegri, anche un Thiago Motta, che sicuramente ha dimostrato più di De Rossi. DDR abile a fare l’aziendalista quando vuole, ma non dimentichiamoci che ha preteso per anni 6 milioni a stagione altrimenti “Arrivederci e grazie”, per poi scatenare la contestazione più grande contro Pallotta all’indomani della sua conferenza stampa nel 2019 dove ha attaccato tutti nell’allora società, nessuno escluso. E noi eravamo con lui. Ora, che giustamente ha firmato un contratto triennale, ottenendo quello che voleva, farà della Roma una squadra da sesto o ottavo posto. E, come diceva il grande presidente Dino Viola più di 40 anni fa, “Quando eravamo al settimo e all’ottavo posto, erano tutti nostri amici”. Infatti basta vedere ora gli elogi sperticati dei suoi ex compagni e dei suoi lacchè di professione. Ma tanto lo sappiamo, bastava mandare via Mourinho. Giusto?



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