Daniele De Rossi

AS ROMA NEWS INTER DE ROSSI“Non sono José Harry Mourinho Potter”, diceva nell’ultima conferenza stampa lo Special One, prima che giocatori e presidente decidessero il suo destino, cioè l’esonero. Vero, e ce ne siamo accorti contro l’Inter. Ma se Mou non è un maghetto e non proviene di certo dalla scuola di magia di Hogwarts, De Rossi, per gli amici DDR, oltre a prendere tutte le qualifiche necessarie per allenare a Coverciano, forse avrà studiato a fondo il celeberrimo Aldo Savoldello, in arte Mago Silvan.

DDR (lo vogliamo chiamare in maniera amichevole, abbiamo d’altronde la stessa età, anzi, sono più grande di lui di un mese), ha fatto una grande magia agli occhi della gente: quella di trasformare le sconfitte in vittorie. “Peccato per il risultato ma accetto questa sconfitta perchè almeno abbiamo visto la Roma giocare a calcio, mentre prima era inesistente”, uno dei tanti commenti sotto i video di chi prima urlava e sbraitava anche dopo le vittorie dei giallorossi – perchè frutto del non gioco di Mourinho secondo loro – e ora sembra che si debba per forza accettare una sconfitta in casa per 4-2, quando avevi avuto la fortuna (e la bravura) di chiudere all’intervallo in vantaggio di 2-1. “Hai perso con l’Inter, ci sta”. Eh no, soprattutto quando sei in vantaggio e invece di chiuderti per bene, provi insistentemente a cercare il gol che ammazza la partita.

Mourinho ha tanti difetti, per carità, ma un grande pregio: è pragmatico e pratico. Così come Capello, così come a suo modo era Liedholm. Gli allenatori che ho citato non facevano proclami prima delle partite come DDR (“Annamo, dominamo, spaccamo, vincemo”), ma anche contro il Pisa il Barone magari elogiava il centravanti di turno facendo passare Bomber Pruzzo quasi come una comparsa. Così come Mou, che proprio nell’ultima conferenza stampa ha elogiato il Milan di Pioli, per poi sentirsi dire dallo stesso tecnico rossonero “Mourinho è molto furbo”. Capello, invece, aveva rispetto di tutti ma paura di nessuno. Chiamalo scemo: con Batistuta, Montella, Delvecchio, Totti e Nakata, anche io sarei stato tranquillo.

E’ il destino dei grandi allenatori e quello che li accomuna è solo una cosa: hanno vinto con la Roma. Chi uno scudetto, chi delle Coppe Italia, chi una Coppa europea. Ma tornando a bomba, ora tutti sono diventati esteti del bel calcio. Le vittorie sono optional. Figli di un Leleadanismo dilagante che invece di far bene al calcio, rende mediocri i tifosi. Provatelo a dire a Cristiano Ronaldo dei tempi d’oro “Cristià, abbiamo giocato alla grande… peccato solo per la sconfitta”. Ti avrebbe mangiato con gli occhi. Oppure provatelo a dire a Messi “A Leo, senti ‘na cosa, abbiamo perso 4-2 ma quanto se semo divertiti. Abbiamo dato spettacolo”. Forse non avrebbe vinto tutti quei palloni d’Oro.

E’ la legge del vincente, di chi non si accontenta. Purtroppo la tifoseria della Roma è mediocre e rimarrà mediocre. Aveva avuto la fortuna di avere un top come Mourinho. Non l’ha saputo trattenere per molti motivi. Probabilmente se non fosse intervenuto quel 16 gennaio Mr. Dan, a fine stagione le strade si sarebbero separate comunque. Ma la mediocrità regna in questa città, sia sponda Lazio che sponda Roma, alla ricerca del bel calcio Dezerbiniano (a proposito, ho visto sui Social il viso di De Rossi e l’acconciatura di De Zerbi, classico esempio del pensiero unico che vige a Roma), non vincono una mazza, mentre gli altri, da Inzaghi a Guardiola (guardate come Pep ha cambiato la sua filosofia di gioco al City), passando per Klopp e Ancelotti, tutti hanno vinto o vinceranno qualcosa.

“Guarda come gioca bene l’Arsenal di Arteta!”. Sì, vero, ieri ne ha fatti 6 al West Ham, ma vincerà la Premier? L’anno scorso sembrava il momento giusto, come al solito l’ha vinta il City. Così come ha vinto il City la Champions League. Come a dire: nel calcio contano i risultati, il gioco è fine a sé stesso. Ma guai a dirlo a Asso De Roma, Camelio, Daje Ale, Di Giovambattista e compagnia cantante. Loro erano palesemente e sfacciatamente contro Mourinho e ora sono a favore di DDR. A loro questa Roma mediocre piace. A noi no. Quando c’era Mourinho i loro ascolti schizzavano. Sarei curioso di sapere ora quanti milioni di ascoltatori fa Radio Radio dalle 14.00 alle 18.00, o nell’ora di punta delle 15.00 quando si parla della Roma da quando c’è De Rossi allenatore. Mourinho portava soldi e trofei. Non solo ai Friedkin. E faceva discutere sia quelli a favore che quelli contro Mourinho. Ora siamo mediocri anche negli ascolti.



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