Rassegna stampa
Soulé, tra sogni, sacrifici e sfide con Gasperini: “Volevo andar via, poi Ranieri mi ha convinto”

AS ROMA NEWS SOULE – Silenzioso a Roma, ma sincero in patria. E per fortuna. Perché a volte quelle che da noi sembrano semplici indiscrezioni trovano conferma proprio dalla voce dei protagonisti, anche mesi dopo. È il caso di Matías Soulé, che nel corso di un’intervista rilasciata al canale YouTube Los Edul ha raccontato un retroscena poco noto: «So che sono giovane, ma tutti vogliono giocare. All’inizio lo facevo poco, ero sul punto di andarmene. Poi ho parlato con Ranieri, mi ha detto ‘Resta, la tua occasione arriverà’. E ora sto giocando, che è ciò che volevo», riporta Il Messaggero.
Un’occasione sfruttata alla grande. Quattro gol e cinque assist nel girone di ritorno, un ruolo riscoperto da esterno atipico nel 3-5-2 cucito su misura da Claudio Ranieri, e una continuità che ha rilanciato il talento argentino. Soulé è diventato uno degli uomini simbolo della rimonta romanista che ha portato il club a un solo punto dalla zona Champions.
Con Ranieri, però, il discorso è chiuso. Ora c’è Gian Piero Gasperini, tecnico dalle idee chiare e da sistemi rigidi. E proprio su Soulé, durante la conferenza stampa del 17 giugno, è arrivata una dichiarazione che suona più come un avvertimento che un’apertura: «Soulé è un giocatore offensivo. I giocatori offensivi devono fare gol, assist, prendere rigori e far ammonire gli avversari. Oggi si attacca e si difende». Nessun elogio, solo richieste concrete.
Il punto è tutto tattico. Nel 3-4-2-1 gasperiniano, gli esterni devono macinare chilometri, coprire tutta la fascia e garantire equilibrio in fase di non possesso. Compiti che, almeno sulla carta, sembrano poco adatti a Soulé, che invece si è esaltato in un ruolo più “libero”, a piede invertito, per rientrare e calciare. Gasp potrebbe però trovare una soluzione alternativa: un ritorno al 3-4-3, modulo di memoria genoana, in cui Soulé agirebbe da ala pura, con alle spalle un esterno difensivo che ne copra le lacune.
Un’estate, dunque, sarà decisiva. Per adattarsi, per capire, per convincere. Soulé ha il carattere per affrontare la sfida, come ha dimostrato anche fuori dal campo. A soli 22 anni, ha rifiutato la chiamata di Luciano Spalletti per la Nazionale italiana pur di aspettare l’Argentina: «Mi voleva Spalletti, ma non potevo tradire l’Albiceleste. Giocavo al Frosinone ma ero a casa di Dybala quando mi arrivò un messaggio: ‘Mati, ti chiamerà Spalletti’. Quando lo vidi gli dissi che avrei aspettato l’Argentina. Accettare sarebbe stata la scelta più facile. Ma non era la mia».
Una scelta coraggiosa, quella di Matías Soulé, che alla Nazionale azzurra ha preferito la sfida di diventare grande con la maglia biancoceleste, e alla comodità del ruolo fisso ha anteposto l’ambizione di migliorarsi. Un sogno che lo accompagna da sempre, lo stesso che l’ha portato a comprare una casa ai genitori a Mar del Plata, gesto che lo racconta meglio di mille interviste. Perché Mati non teme niente. Né un pallone, né una maglia pesante, né un nuovo ruolo. E Gasperini lo sa: se c’è uno che può trasformare i sogni in realtà, è proprio Soulé.
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