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Editoriale

Mourinho e la mancata riconoscenza dei tifosi della Roma

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AS ROMA NEWS MOURINHO – La gran parte del popolo romanista, se non la totalità, il 4 maggio 2021 era (purtroppo era) esclusivamente dalla parte di Josè Mourinho. Quel fulmine a ciel sereno, quel comunicato sul sito ufficiale della Roma, ci stava facendo sognare. Quanti allenatori di questo calibro il club ha potuto vantare in 96 anni di storia? Se prendiamo in considerazione il periodo dagli anni ’80 in poi, sicuramente due: Liedholm e Capello, ovvero quelli che sono riusciti a portare lo scudetto a Roma. Gli altri o sono di passaggio oppure verranno ricordati per la loro grande romanità in quanto tifosi (e il riferimento non può che andare al compianto Carlo Mazzone e a Claudio Ranieri).

Cosa succede oggi? Semplice: nel calcio non c’è riconoscenza. Quindi la Conference League vinta due anni fa non conta più nulla, arrivata dopo 14 anni (quattordici) di buio totale, tra promesse di scudetti in tot anni, di finali di Champions League mai disputate, della rava e della fava, non si è vinto nulla. Zero. Prima di Mourinho, dobbiamo tornare addirittura al 2008 con Spalletti in panchina che, forse, pensava di essere l’allenatore del Chelsea (De Rossi docet) ma intanto un trofeo l’aveva portato. Una Coppa Italia? Troppo poco? Ma come funziona: se la vincono Inter, Milan e Juventus è un trofeo straordinario, mentre se lo vince la Roma è un portaombrelli? A vincerne di Coppe Italia…

Ma non è tutto. Si sono risvegliati i denigratori seriali di Mourinho. Quelli che dal primo giorno fanno la guerra al portoghese (e di conseguenza alla Roma). Se fossero solo Di Canio e Cassano, oppure Ulivieri, ci faremmo una risata. Invece sono quelli che si professano romanisti, e la cosa è ancor più grave. Chi non capisce l’importanza di Mourinho alla Roma, forse non ha capito l’importanza di Liedholm e Capello in giallorosso all’epoca. Con Viola e Sensi che hanno dato, grazie a questi allenatori, in epoche diverse, un tocco di internazionalità al club. Ma soprattutto hanno vinto.

Mourinho non è un santo, ancora non ha l’aureola e non è nemmeno è andato in Paradiso. Non può trasformare dei giocatori “normali“, che farebbero fatica ad essere titolari all’Inter, alla Juventus, al Napoli o al Milan, in splendidi cigni con la tecnica di Totti e la potenza di Di Bartolomei. Non è bello fare nomi, ma li sappiamo tutti ormai. Mourinho doveva vincere lo scudetto? Forse se avesse avuto i rinforzi da lui richiesti. Avrebbe dovuto vincere anche a Budapest, dopo Tirana? Certamente, se non si fosse messo in mezzo un certo Taylor che in Premier fa più danni della grandine. E allora, cosa pretendiamo? Cosa vogliamo da un tecnico che ci ha fatto alzare l’asticella con dei giocatori “normali“? Colui che fa disputare alla Roma due finali europee consecutive (cosa mai accaduta nella storia della Roma)?

A parte Lukaku, che è un campione (purtroppo in giallorosso solo per un anno), con tutto il rispetto possibile, gli altri acquisti sono tutte “scommesse“, nel senso di giocatori che “se stanno bene, allora…“. Ecco, troppi “se” e poche certezze. “Se Dybala stesse bene”, “Se Renato Sanches stesse bene”, “Se Paredes fosse continuo”, “Se Azmoun si rivelasse un buon elemento”. E via discorrendo. Avete presente la storia del nonno e del flipper? Uguale.

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Queste incertezze non danno certezze (maddai?). A parte la logica schiacciante, cosa ci dobbiamo aspettare da questo campionato? Quello che ha detto Mourinho prima di Verona-Roma. Rivedetevi tutta la conferenza stampa e troverete le risposte. Sapeva già degli acquisti certi di Azmoun e Lukaku, quindi non poteva mentire. Chi racconta altro, lo fa per andare contro Mourinho. Perchè anche i detrattori sanno che senza di lui, la Roma tornerà quella di inizio anni ’90, quella che veleggiava tra il decimo e l’ottavo posto e, se ci diceva bene in primavera, forse ci qualificavamo alla Coppa Uefa. La soluzione è il gettonassimo De Zerbi? Oppure il nuovo che avanza, ovvero Italiano? Per il dopo Mourinho, visto che Ancelotti si è legato al Brasile, sogno Klopp, Guardiola oppure Emery. Esattamente in quest’ordine. Ma rimarranno tali, probabilmente.

FOTO: Credit by Depositphotos.com

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