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Editoriale

Roma, quando il “feticcio” diventa De Rossi

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AS ROMA NEWS DE ROSSI – Qualcuno parla e scrive di “feticcio di Mourinho“. Ribalterei il concetto e parlerei di “feticcio di De Rossi“, ovvero di un allenatore che deve ancora dimostrare tutto e ha disputato in Serie A quattro partite (3 vittorie contro le ultime 3 in classifica e una sconfitta contro la prima della classe) e una in Europa League. Pareggiata, non vinta. Eppure, il Mago Silvan De Rossi, viene dipinto dai media come il “nuovo che avanza“, al contrario de – secondo i benpensanti giornalisti – “il retrogrado Mourinho“.

La cosa grave è che dopo un mese e un giorno (ieri DDR ha festeggiato un mese pieno da allenatore della Roma) si fanno i paragoni tra un tecnico che ha vinto 26 titoli, uno dei quali con la Roma (la Conference League tanto bistrattata dai tifosi ingrati), ha raggiunto una finale di Europa League (e tutti sappiamo come l’ha persa, anzi, come gliel’hanno fatta perdere). Andiamo avanti. Il paragone non regge. E non reggerebbe nemmeno con Italiano, De Zerbi, Palladino e Thiago Motta che hanno un’esperienza maggiore di De Rossi.

Anzi, se vogliamo dirla tutta, il paragone non reggerebbe nemmeno con Di Francesco, che alla sua esperienza a Roma, ha ottenuto un terzo posto e una semifinale di Champions League nel 2018. Nel 2019, annus horribilis per la Roma, è uscito con il Porto con il contestatissimo rigore non concesso ai giallorossi. Ma qualcuno all’epoca trasmetteva per radio le mie canzoni invece di commentare la partita. Passiamo oltre.

De Rossi ha delle buone idee, non si discute su questo: è un allenatore che sicuramente tra qualche anno e con una buona dose di esperienza potrà dire la sua. Ma deve crearsi una sua identità, sia di gioco che di allenatore, senza scimmiottare Spalletti o Luis Enrique. Si può prendere spunto, ma poi ci devi mettere del tuo.

Se vogliamo andare a parlare di tecnica e tattica, cosa che non si fa mai in questa città, lo sapete perchè la Roma non ha ripetuto il primo tempo contro l’Inter anche nel secondo tempo? Perchè El Shaarawy non aveva più la benzina per giocare a tutta fascia. E perchè le marcature (rigorosamente a zona) sono saltate nel momento in cui i quinti dell’Inter hanno avuto estrema libertà, addirittura costringendo Dybala a rincorrere sulla fascia Dimarco e allontanandosi inevitabilmente dall’area di rigore.

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Mourinho non era scemo a mettere ii 3-5-2 in fase di impostazione e il 5-3-1-1 in fase di non possesso. Copriva maggiormente gli spazi, anche se inevitabilmente non dava spettacolo dal punto di vista del gioco e della manovra, ma la Roma era più compatta e per segnargli – almeno l’anno scorso – occorreva un’impresa quasi titanica. Matic, tanto per citare uno che manca come il pane, faceva schermo davanti alla difesa insieme a Cristante, che formavano una coppia di quantità e qualità, con Pellegrini o Bove che si sganciavano negli spazi accanto a Dybala, formando una sorta di 3-4-2-1 a sostegno dell’allora Abraham o Belotti.

Con De Rossi la Roma prende almeno un gol a partita (addirittura 3 in un tempo solo contro l’Inter, il secondo) ed è riuscita solamente a mantenere la porta inviolata contro il modesto Cagliari di Ranieri (che la scorsa settimana ne ha presi 3 dalla Lazio). Gli errori in fase difensiva sono sempre gli stessi: si prende gol da cross laterali e non si va a chiudere sul primo palo o sul secondo. Questo perchè Mancini e Llorente (o all’occorrenza Huijsen) non sono abituati a marcare a zona. Con Mourinho, invece, ognuno aveva il suo uomo da placcare.

Se invece di difendere a spada tratta un allenatore a cui vogliamo tutti bene ma che può diventare antipatico se tutta la stampa lo idolatra oltre il dovuto, il “feticcio” diventa De Rossi e non Mourinho. E scrivete/parlate più di tattica e spiegate attentamente i pregi e i difetti della Roma. Avreste una freccia non indifferente al vostro arco per difendere le vostre improbabili tesi.

FOTO: Credit by Depositphotos.com

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