Rassegna stampa
Roma, tutti colpevoli: viaggio tra i problemi dei giallorossi
La società forte ha bisogno di un grande allenatore, che a sua volta ha bisogno di una società forte. E allo stesso tempo, per far quadrare il cerchio, il tecnico diventa ancora più bravo se ha a disposizione grandi giocatori, scrive Il Messaggero.
E la storia di Mou ci racconta proprio questo: il triplete all’Inter è arrivato quando Moratti ha comprato il meglio e non solo giocatorini da Subbuteo. La Roma è in totale fase di sperimentazione, abbiamo capito che nemmeno José fa miracoli. E quegli incastri non sono andati a buon fine. Si lavora per il futuro, con altri presupposti, altri investimenti.
Intanto la Roma è settima, quattro punti davanti al Verona, prossimo avversario. Lontana dalla zona Champions e fuori dalla Coppa Italia. Resta la Conference League e chiudere dignitosamente il resto. Risultati modesti e, come detto, il responsabile non può essere solo uno.
Tanti soldi spesi, pochi rinforzi reali
Qualche tempo fa, José Mourinho aveva fatto riferimento a Paolo Maldini, parlandone come un elemento decisivo del Milan. Una figura che alla Roma manca. Tutto è affidato all’unico vero uomo di calcio, il tecnico. Poi c’è Tiago Pinto, che si occupa del mercato ma al Benfica lavorava con Rui Costa. I Friedkin ci sono, e da un po’ nemmeno tanto (allo stadio non si vedono più) e mettono soldi, ma non hanno tradizioni calcistiche. Hanno speso tanto, ma qualche scelta di mercato è stata sbagliata. A gennaio, quando Mou aveva bisogno di rinforzare l’organico, non c’erano soldi da spendere e sono arrivati solo calciatori a costo zero. La corsa a svuotare la rosa dai grandi ingaggi (Dzeko, Pedro, Nzonzi etc) ha fatto perdere il rafforzamento della squadra, che ha dovuto cambiare rotta dopo l’infortunio di Spinazzola. La Roma, nonostante il recupero di Zaniolo, non è riuscita a rinforzarsi, cominciando il campionato con ruoli scoperti, abilmente e puntualmente individuati e denunciati da Mou: i terzini, il regista su tutti, che aveva chiesto come primo innesto. Il problema è stato dover investire tanto su Abraham dopo averlo già fatto prendendo un vice Dzeko, Shomurdov, a 18-20 milioni. Con questi soldi, forse il regista sarebbe arrivato. Dovrà arrivare a giugno.
Tasso tecnico modesto, ma non da settimo posto
La squadra ha la colpa di non essere tecnicamente all’altezza? Non può essere una colpa in senso assoluto e poi, lo è davvero non all’altezza? E’ una colpa semmai, perdersi sistematicamente l’uomo in area di rigore, prendere un’ammonizione a partita (Mancini è a quota 14 in tutto, 10 in campionato – di sicuro non ogni singolo giallo è meritato – è tra i più cattivi in Europa), sbagliare gol facili, assist. Errori, tanti e questo Mou lo ha fatto spesso notare, pubblicamente e non. Se viene meno il talento, si compensa con il carattere, con l’agonismo, ma sotto questo aspetto il gruppo ha perso la verve che aveva mostrato a inizio del percorso con lo Special. Se l’allenatore dà una chance a un giocatore che è stato impiegato poco, questi deve dare più di quello che ha, deve dimostrare di essere all’altezza. Ma, vedi Bodo, questo non è quasi mai accaduto. Le amnesie che la squadra ha mostrato in tante occasioni sono inaccettabili per chi deve puntare in alto. Ora il gruppo non deve perdere la testa, tornare a credere in se stesso e non arrendersi davanti a una classifica anonima. Sarebbe il male peggiore. E l’essersi convinti di essere scarsi lo è ancor di più. Non è una rosa da scudetto, ma per guardare il quarto posto magari sì.
L’allenatore: il gioco non si vede, gli alibi abbondano
José Mourinho ha ragione sugli arbitri, visto che la Roma ha perso molti punti per le decisioni dei vari direttori di gara, e sulla rosa, che come ha spesso detto il tecnico non è all’altezza. Ragioni, queste, che a volte diventano alibi per i giocatori. A Mourinho manca un regista, mentre i rinforzi in ruoli strategici sono arrivati da poco e a costo zero. La qualità è più da medio-bassa che da medio-alta. La squadra manca di leader e di giocatori esperti. Nel momento di difficoltà il tecnico ha dovuto puntare su Felix, un ragazzo della Primavera. Mourinho non ha però ragione come gioca la squadra: negli ultimi tempi c’è stato un’involuzione nel gioco. Lancioni, poche idee, giro palla lento, un calcio piatto e fragile. Il tecnico ha cercato di stimolare il gruppo con uno sfogo nel post Inter-Roma, ma secondo Capello “così si offendono i giocatori e si danneggia il club”.
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