Rassegna stampa
Zaniolo, l’aria di casa gli dà energia. Non trova il gol ma decide lui
Era la sua partita, quella che aspettava a sognava da una vita. Perché La Spezia è casa sua, qui è cresciuto, ha fatto le scuole, vissuto l’adolescenza ed è diventato adulto, scrive La Gazzetta dello Sport. Ed iniziarla a sorpresa dalla panchina non gli aveva fatto piacere, è chiaro. Soprattutto, poi, sentendo i tifosi spezzini che quando l’altoparlante, ad inizio gara, ha citato il suo nome lo hanno applaudito e incitato.
Così quando Salvatore Foti (su input di Mourinho, ieri squalificato) lo ha chiamato per entrare, lui ci ha messo tutto quello che aveva dentro. E alla fine Nicolò Zaniolo il segno lo ha lasciato eccome. E con un segno è uscito dal campo, quasi eroico, per quel calcio di Maggiore al 93’ che ha portato poi al rigore poi trasformato da Tammy Abraham. Un calcio che gli è valso una ferita evidente sulla fronte e un occhio (il destro) tumefatto.
Alla fine Zaniolo ci scherza su, postando una foto che mostra in modo evidente lo stato del suo volto. «L’importante erano i tre punti», ha scritto a fine gara, con un viso che sa quasi di eroico. Sicuramente lo è per i tifosi giallorossi, che quando lo hanno visto scaldarsi, nell’intervallo, hanno pensato che ottenere la vittoria sarebbe stata sicuramente cosa più facile di quanto non successo fino a quel momento.
A conti fatti non è stato così, con Nicolò che ha provato a lungo a risolvere la partita, a tratti anche incaponendosi, fino a quell’ultima scintilla finale, quando ha colpito due volte la traversa nel corso della stessa azione, procurandosi contemporaneamente il rigore decisivo. Ecco, lì, il nastro si è riannodato ed è come se la sua partita fosse iniziata dalla fine. Con un gesto decisivo, che tiene la Roma ancora in corsa per l’Europa («L’obiettivo resta il quarto posto e la Champions League», hanno detto Pellegrini e Cristante, rispettivamente prima e dopo la partita).
Poi, alla fine, è uscito solo in mutande, perché sulle tribune del Picco c’erano tanti amici e maglietta e pantaloncini sono andati ai compagni con cui ha vissuto la sua infanzia. E allo stadio, ovviamente, c’era anche tutta la famiglia, a iniziare da papà Igor, che qui a La Spezia gestisce un bar proprio all’uscita dei traghetti e che in bianconero ha vissuto una seconda vita calcistica. E con loro ieri Zaniolo ha festeggiato la vittoria giallorossa, in quello che resta ovviamente il suo mondo di sempre, dove si rifugia anche ogni estate e dove ha superato i dolori della riabilitazione.
Nicolò, insomma, ci teneva davvero a fare bene qui. Anche perché contro lo Spezia non era riuscito ancora mai a giocare. E perché da queste parti aveva anche iniziato a dare i primi calci ad un pallone. Successe nella scuola calcio della Canaletto Sepor, con il campo «Astorre Tanca» all’interno delle case e vicino alla ferrovia. Lì è cresciuto con gli amici di oggi, quelli gli sono rimasti, tra cui anche Luca Ranieri, difensore della Salernitana. E nella segreteria del club c’è ancora una foto in cui Nicolò alza al cielo un trofeo con i Pulcini. Era il 2009, i primi passi calcistici di Nicolò.
«Facile ricordarsi di un bambino così bravo – ha ricordato Claudio Biagetti, il suo primo allenatore – Era tutto mancino, ma già con una voglia diversa da tutti gli altri». Esattamente quella che ci ha messo su quell’ultimo pallone, quando si è avventato per cercare il colpo vincente. Contavano i tre punti, però. Del resto lo ha detto anche lui, alla fine, anche a rischio di una ferita in più.
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