Rassegna stampa
Pallotta-Friedkin, la nuova Roma nasce sotto l’albero di Natale

NOTIZIE CESSIONE AS ROMA FRIEDKIN – A suo modo è stato un grande amore. Di quelli che seducono, fanno arrabbiare e mettono persino voglia di stare lontano, ma che in ogni caso non lasciano indifferenti. Per questo James Pallotta, ad oggi, ancora fa fatica a separarsi dalla Roma, nonostante la trattativa con Dan Friedkin – magnate californiano di nascita e texano di adozione – sia ormai avviata da tempo e per la quale, già questa settimana, potrebbero esserci sviluppi importanti. Certo, sono i soldi a condizionare tutto, eppure quello che filtra da Boston è anche altro. Non tanto la volontà degli altri soci del presidente di sfilarsi – sostituirli sarebbe agevole – quanto il desiderio di non lasciare come un magnifico perdente, visto che negli otto anni di gestione a stelle e strisce i titoli vinti sono stati zero, nonostante la presidenza pallottiana, come media punti in campionato, sia stata la migliore di tutta la storia giallorossa. Ma per essere amati occorre qualcosa di più; ovviamente vincere, ma anche sentirsi parte di un ambiente, e i quasi seicento giorni di assenza dalla Capitale sono un peccato che per i tifosi è difficile da emendare.
Braccio di ferro
L’attualità, però, parla di numeri. Dopo la «due diligence», il «Friedkin Group» – che oltre al business delle importazioni delle Toyota negli Usa, cura quelli dell’entertainment (cinema e televisione) e del turismo (resort, hotel e safari) – ha dato mandato a Jp Morgan di trattare con Goldman Sachs – advisor di Pallotta – l’acquisizione del pacchetto di maggioranza, secondo diverse modalità: progressivo oppure subito con controllo del 51%. Tutte operazioni che, in ogni caso, dovrebbero condurre a un’Opa, un’offerta pubblica d’acquisto. La prima richiesta del presidente giallorosso è stata di un miliardo di euro, visto che il club è zavorrato da 272 milioni di debiti (per i quali ad agosto è stato collocato un bond da 275 milioni al 5,125% d’interesse), oltre che da una ricapitalizzazione – la terza – stavolta da 150 milioni da fare entro il dicembre del 2021, di cui 130 a cura dei titolari del pacchetto di maggioranza. La prima tranche tra l’altro, pari a circa 50 milioni (10 di conversioni crediti ed il resto di versamenti), sarà di Pallotta, perché non ci sarebbero i tempi tecnici per fare altrimenti. In ogni caso, Friedkin non vuole spendere così tanto, perciò si sta trattando entro una forbice che va dagli 800 ai 950 milioni, tenendo conto che in sospeso c’è anche la questione del nuovo stadio.
Valutazione stadio
La storia è nota. Finché il Comune non darà il via libera, la valutazione del progetto può essere pari alle spese sostenute finora dai proponenti, circa 85 milioni, ma sembra davvero che buone notizie siano in arrivo, così da far lievitare il valore della Roma. Il fatto che il magnate ceco Radovan Vitek – patrimonio stimato 3,4 miliardi di dollari, 617° tra i più ricchi al mondo – abbia rilevato le imprese di Luca Parnasi, il costruttore (indagato) proprietario dell’area di Tor di Valle, dove sorgerebbe il nuovo impianto, è una svolta positiva anche per l’amministrazione, che all’inizio del 2020 potrebbe dare l’ok, con la sindaca Virginia Raggi pronta addirittura a benedirla già prima di Natale. Insomma, peccato che Vitek non sia intenzionato ad entrare nell’azionariato giallorosso, perché il suo profilo economico si sposerebbe bene con quello di Friedkin, che ha un patrimonio stimato di 4,2 miliardi di dollari ed è quindi al 504° posto fra i più ricchi del pianeta.
Ryan come S. Zhang
L’impressione, perciò, è che Friedkin – probabilmente già prima di Natale – possa diventare il nuovo proprietario della Roma, collocando in un ruolo operativo (stile Steven Zhang) suo figlio Ryan, trentenne, che insieme a suo padre è già stato a Trigoria il mese scorso, rimanendo positivamente colpito dalle strutture. In attesa di una prossima visita, magari ai primi di gennaio, il management sarà tutto confermato, così come il piano di ristrutturazione varato dall’a.d. Guido Fienga. Il messaggio che filtra è chiaro: se l’accordo sarà trovato (come pare), non arriveranno sceicchi intenzionati a far follie, ma proprietari moderni e attenti al business anche sul fronte del turismo. In fondo è anche per questo che Pallotta non vuole uscire del tutto. Il presidente, infatti, crede che la Roma presto sarà un affare finalmente vincente anche sul piano sportivo. E chissà che mantenere un pacchetto di azioni non lo farà soffrire meno di nostalgia.
(Gazzetta dello Sport)
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