Rassegna stampa
Nasce la Roma di Friedkin: i gioielli restano. Pellegrini e Zaniolo le prime conferme

NOTIZIE AS ROMA FRIEDKIN – E anche oggi la fumata bianca non ci sarà. Niente firma dell’atteso contratto preliminare tra James Pallotta e Dan Friedkin, nessun signing in atto. Se non fosse praticamente quasi tutto fatto, ci sarebbe quasi da temere il peggio.
Ed invece non ci sono intoppi (o, almeno, non risultano), ma solo un normale processo di review dei contratti (sembra che i faldoni superino le 500 pagine e sfiorino il metro di altezza), fattispecie che prevede anche che qualcosa possa essere rivisto o ritoccato strada facendo. Insomma, quella firma arriverà, magari entro i prossimi giorni. Ma l’atteso brindisi in quel di New York dovrà essere rinviato ancora. Nessun rinvio, invece, per le strategie guida della nuova Roma di Friedkin. che ha già stabilito alcuni punti cardine su cui dovrà muoversi la futura dirigenza. Alla guida della quale continuerà ad esserci l’attuale Ceo Guido Fienga.
Il primo passo su cui Friedkin è stato categorico è il mantenimento degli asset strategici più importanti. E cioè i giocatori su cui poter costruire il futuro. O, almeno, pensare di poterlo fare. Due su tutti, ovviamente, Zaniolo e Pellegrini. Loro a giugno non partiranno, anche se i conti dovessero essere preoccupanti (si va verso una proiezione di -110 per la chiusura del bilancio giallorosso). Il trading, eventualmente, riguarderà qualcun altro (Under è uno degli indiziati principali, ad esempio), sperando poi di abbassare i costi in altro modo.
Come? Liberandosi eventualmente di alcuni contratti pesanti. I giocatori che si proverà a piazzare a giugno sono i vari Pastore, Nzonzi (tornerà dal prestito al Rennes), Juan Jesus, Fazio e Perotti. Tutta gente che guadagna dai 2,2 (di Jesus) ai 4,5 (di Pastore). È chiaro, poi, che molto dipenderà anche dall’eventuale ingresso o meno nella prossima Champions League.
Se la Roma dovesse riuscire ad arrivarci, allora il club si potrebbe permettere anche qualche piccolo sforzo in più. Altrimenti i sacrifici saranno necessari e tra questi potrebbe finirci anche un totem come Dzeko (che pesa sul bilancio della società per 7,5 milioni netti a stagione). Il target sarà quello di fare contratti a giocatori giovani, motivati, ansiosi di guadagnarsi spazio e vetrina. E che guadagnino tra l’1,5 ed i due milioni di euro. Poi ci potrà essere la ciliegina sulla torta, ma quello è un altro discorso.
Di certo difficilmente verranno fatti contratti come negli anni passati. A meno, appunto, che non si torni in Champions. Il possibile -110 di bilancio è stato infatti determinato dal delta dei ricavi tra Europa League e Champions (ad oggi 15,4 contro 53,3) e il calare delle plusvalenze (passate nella semestrale da 76 a 19). che poi sono i due pilastri economici su cui si regge la Roma, se si vogliono tenere i costi e la competitività a certi livelli.
Friedkin poi punterà a recuperare il rapporto con la città e, soprattutto, con la tifoseria giallorossa. Dan sa bene che Pallotta ha fatto in questi anni alcuni passi falsi, esattamente come sa che l’attuale presidente non è visto di buon occhio (eufemismo) dalla gran parte della gente romanista.
È anche per questo che suo figlio Ryan sarà l’uomo di riferimento nella Capitale, Friedkin vuole essere rappresentativo direttamente sul territorio. Recuperando quel lato passionale che dovrebbe sempre legare un club alla sua gente. Tutto questo, ovviamente, spera di metterlo in opera il prima possibile.
Dopo il signing serviranno circa 60 giorni per gli adempimenti di legge. Che poi non sono altro che l’okay dell’Antitrust e il lancio dell’Opa sul flottante. Se Friedkin dovesse arrivare a detenere più del 90%, allora la legge prevede che venga lanciata anche un’Opa residuale. Poi, con il closing ci sarà anche il trasferimento del pacchetto azionario da Pallotta (e soci) a Friedkin. che potrà così iniziare a lavorare sul suo piano industriale. Per provare a disegnare una Roma diversa.
(Gazzetta dello Sport)
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