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Roma, la grande notte di Mourinho: “Dovrò gestire le emozioni”
«Devo pensare a come gestire le mie emozioni perché l’Inter sarà sempre un po’ mia». José Mourinho ha preparato con la testa il Grande Ritorno ma non può ancora conoscere se il cuore andrà nella stessa direzione, scrive il Corriere dello Sport.
Raccontano che abbia sorriso amaro quando l’Inter ha eliminato l’Empoli ai supplementari, rendendo reale l’incrocio con la Roma. Gli sarebbe bastata la visita da avversario determinata dall’ineludibilità del calendario della Serie A, il più tardi possibile. Invece il destino gli chiede uno sforzo in più, anticipato, concentrato, nel quale si gioca molto della sua prima stagione a Trigoria: chi perde stasera, è fuori dalla Coppa Italia.
Dall’altra parte è tosta anche per questo, per il banale ritardo tecnico rispetto all’Inter. Non è la squadra del triplete, certamente, ma neppure la Roma è forte come quella che gli contese scudetto e Coppa Italia fino all’ultimo sospiro. La distanza anzi è forse aumentata, come lo stesso Mourinho più volte sottolinea nelle interviste. Ieri lui è rimasto in silenzio, come era già capitato prima del match di campionato perso rovinosamente all’Olimpico. Ma non c’entrano le polemiche arbitrali degli ultimi tempi. C’entra una strategia mediatica ormai abituale: quando ci sono tre partite a settimana, Mourinho evita la sovraesposizione.
E poi in certe vigilie può essere saggio avvitare il tappo delle banalità, invasive e divisive. Mourinho, da kaiser della comunicazione, preferisce stimolare i suoi giocatori, ai quali ha chiesto «un regalo» per l’occasione. La centesima in Serie A è stata un flop, per il caos Zaniolo e non solo, ma il calcio offre sempre nuove opportunità per rimuovere. P
Prima e dopo, resterà un innamorato dell’Inter. Quella Pazza dell’inno che non c’è più, guidata a San Siro per l’ultima volta 141 mesi fa: era il 9 maggio 2010, Inter-Chievo 4-3, a pochi passi dallo scudetto. Guarda caso, era appena finita l’ebbrezza per la Coppa Italia vinta all’Olimpico contro la Roma di Ranieri, primo malloppo dell’incredibile bottino. Era la partita del calcione di Totti a Balotelli, preceduta dalle esternazioni di Mourinho contro Rosella Sensi: «Esigo (anzi esigio, ndr) rispetto, io non sono nato in una culla d’oro e non devo vergognarmi di niente» riferendosi alle proteste della presidentessa, figlia di un ricco mecenate chiamato Franco, a proposito del farsesco Lazio-Inter di campionato.
Sul tema la signora Sensi è tornata con sarcasmo nelle ultime ore: «Gli sono vicina, perché ci sono passata prima di lui. Da dentro si capisce meglio. Noi protestavamo, con forza, perché il silenzio non sempre è d’oro». Dove il metallo pregiato, tra culle e silenzi, è citato di proposito.
D’oro, per mettere d’accordo i due litiganti, sarebbe oggi soprattutto una vittoria della Roma. Magari con un gol di Zaniolo, l’altro ex, che nel pentolone delle emozioni cerca di scrollarsi di dosso l’ingenerosa etichettaa di ragazzaccio.
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