Alisson Becker, neo portiere della Roma, è stato presentato oggi durante il ritiro dei giallorossi a Pinzolo. Insieme a lui anche il dg Mauro Baldissoni. Queste le loro dichiarazioni:
L’introduzione di Baldissoni: “E’ un giocatore ancora molto giovane, viene dall’Internacional di Porto Alegre, come Paulo Roberto Falcao. Non possiamo che augurarci di ripercorrere con lui la stessa strada di successi”.
Questo l’intervento di Alisson:
Spalletti ti ha chiesto qualcosa di particolare?
Ho parlato con il mister, mi ha spiegato come avviare l’azione ma nulla nel dettaglio. Sono felice di essere qui, nel club che ha avuto nelle sue fila Falcao, un idolo di Internacional e Roma, spero di ripercorrere le sue gesta.
Hai notato differenza di allenamento tra la Roma e le tue esperienze passate all’Internacional?
Se c’è qualche differenza, forse è sull’allenamento specifico e sugli aspetti tecnici riguardo il lavoro specifico, in quello del gruppo non noto differenze.
L’interesse per il ritorno di Szczesny, è uno stimolo per te o un fastidio?
Come ho appena detto, sono concentrato sul mio lavoro, non do importanza a ciò che avviene fuori dal campo. Sono qui per dimostrare il mio valore, al mister e ai tifosi.
Chi ti piace di più tra Buffon e Neuer?
Sono cresciuto con il mito di Buffon, è stato un mio idolo, ma ho apprezzato anche Neuer. Buffon è più forte tecnicamente, Neuer si avvale più della sua forza e della sua agilità, ma ho sempre rispettato entrambi
Potresti essere in competizione con un altro portiere, per te va bene? Potresti diventare comunitario?
Riguardo Szczesny, per me non è un tema importante, è un grande portiere ma ci sarà concorrenza leale tra noi, sono qui per ripagare la fiducia che hanno avuto in me. Il passaporto da comunitario è una possibilità, ma ora non c’è nulla di concreto.
Potevi andare alla Juve. Cosa ti ha convinto a scegliere la Roma?
Semplice, per la fiducia, mi hanno subito trattato da grande portiere presentato un progetto di lavoro che condivido. Sono convinto di aver fatto la scelta giusta anche se sono qui da pochi giorni, sono sicuro che mi troverò bene a Roma.
Le tue caratteristiche?
E’ difficile parlare di me stesso, ma mi ritengoun portiere molto veloce,con un buon senso del posizionamento. Posso migliorare in tutti i fondamentali, mi concentrerò in particolare sulle uscite con i piedi
Ti aspettavi di più dall’ultima esperienza in Coppa America?
Sicuramente, volevamo vincere il trofeo ma il calcio è così, si vince e si perde. La nazionale brasiliana sta passando un momento difficile, una fase di ricostruzione, ma il nostro obiettivo è tornare in futuro a dare soddisfazioni ai tifosi brasiliani e ai tifosi di calcio in generale
Il tuo gioco con i piedi? In Europa qui si guarda molto a questo aspetto per i portieri, in Brasile c’è questa attenzione a questo fondamentale?
Personalmente a livello di club ho sempre cercato di giocare con i piedi, per diventare un portiere moderno e per tenere un occhio anche al calcio europeo. Il calcio si evolve e non si può restare indietro. Anche in Brasile ci si sta adattando, pur rispettando la nostra filosofia di gioco, Ci sono poi cose che resistono, come i pregiudizi dei tifosi, quando un portiere riceve un retropassaggio si rumoreggia ma la tendenza è quella del calcio europeo. Ho sempre cercato di giocare anche con i piedi, sia nell’Internacional e ancor di più in nazionale. Chi mi ha visto all’opera in nazionale ha potuto vedere che mi metto a disposizione dei compagni per essere una risorsa aggiuntiva.
Cosa significa per te trovarti in squadra con Totti?
Per me significa moltissimo, è un idolo mondiale. Mio nipote si chiama Francesco in omaggio a lui, ma non ho ancora avuto l’occasione di parlare con lui, visto che non parlo ancora bene l’italiano.
Come sarà il tuo impatto con Roma? Hai avuto modo di parlare con Doni, che in passato ha difeso per anni la porta giallorossa?
Non conosco personalmente Doni, ma lo conosco di fama, ho visto molte partite della Roma del passato e l’ho visto anche in nazionale. Riguardo l’ambientamento, Roma è simile a Porto Alegre, se non altro per il clima. La difficoltà maggiore probabilmente è la lingua, ma non credo che avrò grossi problemi, prima di arrivare qui mi sono anche cimentato con l’italiano.
Spesso si imputa ai portieri brasiliani di essere discontinui, ti senti di smentire questa diceria?
Non sapevo di questa visione riguardo i portieri brasiliani, sinceramente. Sono concentrato sul lavoro quotidiano e sul migliorare l’intesa con i compagni. Per un portiere è fondamentale la regolarità e la costanza, sono riuscito a trovarla nell’Internacional e spero di farlo anche nella Roma.
Il numero 19?
Non ha un significato speciale, era solo a disposizione. In precedenza anche i numeri da me indossati non avevano un significato particolare.
Falcao ha detto che sei un grandissimo portiere ma che hai problemi a guidare la difesa, che usi più l’impeto che la testa.
Sinceramente non mi era giunta voce di queste parole e un po’ mi sorprendono, sono diventato capitano nell’Internacional proprio per la mia capacità di guidare la squadra, ma rispetto l’opinione di tutti in ogni caso. Un calciatore deve utilizzare la forza, ma anche la testa. Un portiere deve decidere in tempi rapidi e può capitare anche di prendere una decisione errata, ma questo è il calcio.
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