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Primavera, De Rossi: “Roma, casa del futuro”
L’allenatore della Roma Primavera Alberto De Rossi, fresco vincitore dello scudetto di categoria, ha rilasciato un’intervista al ‘Corriere dello Sport’ nella quale ripercorre le tappe della stagione e la finale contro la Juventus.
Quando ha temuto di potersi vedere sfilare lo scudetto davanti agli occhi?
“Temuto forse mai. Ma certo, al rigore sbagliato da Marchizza, qualche brutto pensiero mi è passato per la testa. La forza di questa squadra è stata proprio quella di attraversare le difficoltà individuali e collettive con grande maturità. Penso al 2-2 e al 3-2 in favore dell’Inter costruito tra la fine dei tempi regolamentari e l’inizio dei supplementari. Qualsiasi squadra avrebbe detto… “vabbè, è finita”. Noi ci siamo presi il 3-3 e abbiamo vinto ai rigori”.
I rigori, la chiave di queste finali: ne avete realizzati 12 su 13.
“Ci alleniamo sui rigori, tanto. Facciamo arrabbiare anche il giardiniere perché il dischetto lo scaviamo. Io credo a questa cosa, molto. Non la do per scontata. Come non voglio che i giocatori abbiano un solo modo di calciare i rigori. Nell’epoca dei video si studia tutto. E io in Primavera lavoro anche sui rigori”.
Tre scudetti, tre modi di giocare, tre squadre diverse. E, possiamo dirlo per le prime due, tanti ragazzi tra la serie A e B.
“Non è così scontato che vincere significhi arrivare in serie A e B. Questo puoi sperare di ottenerlo se lavori come noi vogliamo fare, a 360 gradi: quindi parte tecnica, magari più residuale, parte tattica, sicuramente più massiccia. E poi l’allenamento della mentalità vincente. Alla Roma facciamo così, è un nostro vanto. Semmai bisognerebbe chiedersi come mai certi ragazzi fanno un percorso e poi magari non arrivano”.
Questo scudetto?
“E’ quello che ti rimane più addosso. Siamo partiti con problemi di organico, poi il direttore ci ha messo le ciliegine, Nura e Sadiq. Abbiamo scelto questo 4-3-1-2 che costringeva le squadre a stringerci per intercettare il fraseggio tra le linee e lì noi allargavamo il gioco e partiva Nura…”.
Certo Nura lo avete avuto poco.
“Gli ho dedicato lo scudetto. Nura è straordinario. Ma non solo per la velocità, per i tempi di inserimento che ha: favolosi. Questi, abbinati alla velocità, lo rendono devastante”.
C’è un grande lavoro dietro la Primavera.
“Mio personale e di tutto il gruppo, uno straordinario staff di 14 persone. Facciamo tutto ciò che è match analysis, lavoriamo con il gps sulle esercitazioni individuali dei giocatori. Non facciamo più nulla da… Primavera. E alla Roma devo dire che stiamo facendo esperienze straordinarie anche in tournée con i ragazzi. Io lavoro tutta la mattina, poi alleno. E poi… fatemi fare il nonno”.
Togliamoci il dente: le squalifiche di Sadiq e Tumminello. Brutta pagina per un club e per un tecnico che curano questi aspetti e ottengono in tal senso riconoscimenti in tutta Italia.
“Io qui sono il capo e mi prendo onori e oneri. Quindi mi interrogo, devo farlo. Non doveva accadere il primo caso e meno che mai il secondo. Perché ha una dinamica differente dal primo e perché è il secondo in poco tempo. E alla Roma queste cose non succedono. Quando ci rivedremo, all’inizio della nuova stagione, ripartiremo proprio da qui, da questi errori gravi”.
La domanda è d’obbligo e non è la prima volta che gliela faccio. Allenerà mai i grandi?
“No”.
Sa di essere stato vissuto come la strettoia di un imbuto: c’è De Rossi, non si passa, il tecnico della Primavera è una casella chiusa.
“Mah… Io posso dire che le squadre mi sono state date, non mi sono imposto, mi ha scelto la società ogni volta. E le parole del dg Baldissoni nei miei confronti mi inorgogliscono davvero tanto”.
Quanto si sente vicina la società lavorando alla Roma?
“Tanto. Ricky Massara sta con noi, ci vive quotidianamente. E il direttore sportivo… che vi devo dire di Sabatini? Lui sente da sempre la Primavera come una sua creatura, io l’ho conosciuto vedendolo in prima fila alle partite. E Spalletti… Con lui il rapporto è straordinario e datato: lui e il suo staff vengono dal nostro mondo”.
Quattro attaccanti da 40 gol. Ponce.
“Straordinario. Me lo ricordo la prima volta a Borisov, veniva dalla prima squadra e venne da noi per la Youth League: mi chiedeva le caratteristiche dei compagni, mi colpì l’atteggiamento, voleva stare dentro al gruppo subito. E’ un attaccante d’area. Ha presenza fisica. Sadiq? Il più atipico: svaria per tutto l’arco dell’attacco. Una prima punta che si muove tanto. Tumminello? Lui è prima punta come Ponce ma attacca molto la profondità. Soleri? E’ quello che puoi collegare con tutti gli altri. Lui ha un percorso diverso, era centrocampista. Nel fraseggio è bravissimo e ti mette nella condizione di giocare bene”.
Ma Daniele ha chiamato dopo la finale?
“Certo. Ci siamo sentiti, l’ha vista”.
Ora tocca a Under 17 e Under 15…
“Io sono legato a Toti perché abbiamo lavorato tanto insieme e so quanta passione e competenza mette. Poi ovviamente tifo anche per l’Under 15 di D’Andrea. Il tris sarebbe straordinario. Siamo la Roma e il futuro qui lo sappiamo costruire bene”
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