Artem Dovbyk

AS ROMA NEWS PELLEGRINI DOVBYK – Forse il segreto è nel soprannome che gli affibbiarono in Inghilterra. Sì, perché Tinkerman può essere letto in due modi: pasticcione o aggiustatutto. Per carità, non è un pareggio raccolto all’ultimo respiro con un gol del peggiore in campo per distacco che può raccontare di una Roma rinata, scrive Il Messaggero.

Ranieri, però, è già riuscito in un’impresa: ridare un’anima alla squadra. È il primo passo, ce ne vorranno altri ma Claudio, come si dice in città, è un “capoccione”, un tipo testardo, cocciuto. Quando si mette una cosa in testa è difficile fargli cambiare idea. E in tal senso, la risalita giallorossa passa dal fatto che i migliori secondo lui devono giocare. Così è stato per Hummels, consapevole del ritardo di condizione del tedesco.

Sbaglia? Amen, tornerà utile più avanti. Anzi, già lo è stato giovedì. Stesso dicasi per Dybala: ha un tempo nelle gambe? Bene, lo sfrutto e poi entra Soulé. Così Claudio ha in mente di fare anche per Dovbyk e Pellegrini. Due casi diversi che rischiano, se già non lo sono soprattutto pensando al capitano, di trasformarsi in un casino. Il centravanti s’è fermato a Verona, un gol nelle ultime 9 gare.

Lorenzo invece in questa stagione non è mai partito. Problemi fisici e tattici per l’ucraino, di autostima per il Capitano che viene vissuto ora dalla piazza come un peso. Ma il calcio è la materia più volubile che esista: bastano un paio di partite ed ecco lì che le certezze di ieri si trasformano nei dubbi di oggi. Per informazioni chiedere a Paredes: da “ex” pronto a salutare a gennaio, dopo Londra è tornato tra gli inamovibili, «perché come gira la palla Leo, non la gira nessuno». È il bello (o il brutto) del nuovo calcio che fagocita tutto e tutti alla velocità della luce.

Il modulo sul quale sembra aver virato Ranieri (3-4-2-1, curiosamente lo stesso di Juric) può aiutare sia Dovbyk che Pellegrini. I 18 tiri con un expected gol di 2.29, raccontano di una squadra che ora attacca non più in modo isolato. I terzini salgono, i due trequartisti partecipano alla manovra, Koné arriva alla conclusione. Per questo motivo sia Artem che Lorenzo potrebbero beneficiarne.

La premessa è che devono stare bene, di testa e con le gambe. E per il centravanti il dubbio che l’infiammazione al ginocchio lo freni un po’ sussiste. In più, Dovbyk non è Lukaku: continuare ad aspettarsi che faccia salire la squadra spalle alla porta è un errore. Artem va cercato in profondità. Difficilmente sarà un trascinatore ma questo non vuol dire che non possa essere allo stesso modo letale. Ha un grande limite (utilizza soltanto il mancino) ma una forza fisica che va sfruttata.

Quando parte in profondità è come un treno ad alta velocità: non lo fermi. Ed è qui che entra in gioco Pellegrini. Perché al di là del momentaccio prolungato che sta vivendo, è l’uomo in rosa che sa regalare più assist. Sì, in proporzione addirittura più di Dybala se si pensa che l’argentino a 31 anni ne ha dispensati 64 mentre Lorenzo ben 57 a 28. Ma bisogna stare bene. La Roma ha bisogno di tutti ma non si può permettere di aspettare nessuno. Ci vorrebbe una tregua con chi lo ha eletto a emblema della mediocrità post-Mou. Un po’ quello che accadeva a Giannini nel post-Falcao. Palla a Tinkerman, lui sa come si fa.



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