Claudio Ranieri

AS ROMA NEWS RANIERI – Claudio Ranieri, nella sua prima avventura romana, quella in cui è andato a un passò così dallo scudetto, parlava spesso di curvone: una specie di tappa di avvicinamento, che nascondeva comunque il pericolo. Ecco, a distanza di una quindicina di anni, siamo di nuovo lì, al curvone, scrive Il Messaggero.

Chissà cosa ci sarà dopo? Un lungo rettilineo trovò quella Roma, questa probabilmente avrà davanti un’altra curva. Questo significa che il pareggio di Londra ci ha detto tanto, non tutto. La Roma si sta ritrovando, ma non si può sostenere che lo abbia fatto definitivamente. Ma qualcosa si muove.

Il tecnico guarda dritto, abbatte le gerarchie, pur coinvolgendo tutti; si trasforma e, da allenatore esperto e old style, non si arrotola su se stesso, ma prova soluzioni nuove, spesso distanti da lui, che ha vissuto tante volte situazioni disperate, e questa di Roma lo era (o lo è). Sta gestendo calciatori fondamentali, senza forzarli e in più sta ritrovando un elemento adatto al suo calcio, ovvero Saelemaekers.

Il mantello che deve avvolgere il tutto si chiama mentalità, che nasce da una (apparente) ritrovata fiducia nei propri mezzi e Claudio, con le sue qualità motivazionali, la sta spingendo fuori. Da questi nuovi presupposti nasce la partita contro il Tottenham, e così doveva essere pure a Napoli, «ma forse non mi ero espresso bene con la squadra».

Al “Maradona”, a tratti, il gruppo è sembrato ancora impaurito, come quello che ha accompagnato Juric e, prima ancora, l’inizio di stagione di De Rossi. Mentalità e fiducia hanno portato subito dei risultati: una Roma capace di tirare verso la porta 18 volte e nello specchio 7, non s’era mai vista nell’era recente. La difficoltà di finire spesso sotto la porta avversaria erano note, divenute ormai un marchio nero di fabbrica, e tal proposito, sarebbe importante in questa fase che Ranieri abbia il miglior Dovbyk e magari una sua alternativa valida.

È chiaro che una Roma capace di difendere con cinque difensori (Celik, Mancini, Hummels, Ndicka e Angeliño, e schierare allo stesso tempo un tridente con Dybala, Dovbyk ed ElSha, inevitabilmente porta a essere più offensivi e prepararsi a fare un cazzotto per uno con l’avversario. In una parola: è tornato l’equilibrio. Ranieri ha mostrato coraggio, rinunciando pure a elementi fondamentali fino a poco tempo fa, come Pellegrini e Cristante.

Bryan è stato sostituito da Paredes (con Koné in mezzo a cantare e portare la croce), un desaparecidos promesso al Boca, mentre Pellegrini ha lasciato il posto a un attaccante. Lorenzo ha bisogno di tempo per tornare ai suoi livelli, Ranieri non vuole forzarlo. Lo stesso sta facendo con Dybala, che è passato dai tre minuti di Napoli ai quarantacinque di Londra.

Il che significa che Sir Claudio ha tutte le intenzioni di puntare su di lui anche lunedì con l’Atalanta. Del resto, come sostiene anche lui, «c’è una Roma con Dybala e una senza». Un’altra nota positiva è il rientro di Saelemaekers, che consentirà a Ranieri di continuare con questo 3-4-2-1, utilizzando un uomo di fascia come lui, in grado di produrre calcio offensivo e di sacrificarsi nei ripiegamenti.

Può giocare a destra al posto di Celik o a sinistra per dare fiato ad Angeliño. Ranieri in queste due partite è riuscito a coinvolgere pure Abdulhamid, Pisilli, Dahl, Baldanzi, ma soprattutto Hummels, pur sapendo che il calciatore non sia al top. Ha capito che al tedesco non manchi soltanto la condizione fisica, ma il ritorno all’abitudine di giocare con continuità; ha capito anche quanto sia fondamentale solo la sua presenza, per la squadra e per il reparto, perché uno con quella personalità può dare solo vantaggi.

Mats a Londra ha sbagliato molto, ma dopo ogni errore non si è mai nascosto, anzi, ha sempre forzato le giocate, rischiando pure, nel finale, con un intervento in scivolata in piena area di rigore. Sarebbe stato il secondo penalty da lui procurato (oltre ad altre gaffe di vario genere) e probabilmente una carriera con la Roma finita brutalmente. Ma poi ci sono le favole, e Ranieri l’ha saputa raccontare. Con Hummels e gli altri.



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