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De Rossi, tre punti d’amore in un Olimpico da brividi tra l’addio a Mourinho e il suo esordio
AS ROMA NEWS VERONA – Una vittoria ruvida, disintossicante, di quelle che aiutano a recuperare autostima e tranquillità. Comincia bene la vita di Daniele De Rossi da allenatore della Roma, anche se i fischi dell’Olimpico raccontano il senso di un sabato faticoso, scrive il Corriere dello Sport.
Il 2-1 al Verona è fondamentale per salire sullo skilift della classifica ma non cancella il risentimento della tifoseria per la cacciata di Mourinho e soprattutto non maschera i tanti problemi strutturali: dopo un buon primo tempo, chiuso in scioltezza avanti di due gol, la Roma è uscita di scena concedendo a un avversario in grande difficoltà, con tre squalificati e un pezzo venduto ogni giorno, la speranza di pareggiare.
Il paradosso è che i giocatori, nonostante la contestazione di uno stadio listato a lutto per il rumoroso cambio in panchina, hanno cominciato con l’atteggiamento giusto senza preoccuparsi del contorno. Palleggio rapido, giocate intelligenti, sovrapposizioni continue, contrasti vigorosi. Non è casuale che in 25 minuti la Roma abbia segnato due gol. De Rossi, con nove assenti che sarebbero diventati presto dieci a causa dell’infortunio di Spinazzola, l’aveva ridisegnata in un 4-3-3, adatto in fase difensiva a trasformarsi nel 4-1-4-1. E ha chiesto alla squadra di occupare con tanti uomini la metà campo avversaria, compresi i terzini.
El Shaarawy, schierato nel ruolo naturale di ala sinistra, è stato devastante e decisivo sia nel restituire il sorriso a Lukaku, al nono gol in campionato, sia nel regalare a Pellegrini il pallone del raddoppio. Colpevole, specialmente sull’1-0, l’organizzazione difensiva del Verona, che non ha saputo accorciare sul pallone intercettato da Huijsen, offrendo il corridoio a Pellegrini che ha lanciato nello spazio l’amico ElSha. Ma la Roma avrebbe potuto segnare altre volte ed è arrivata alla pausa con la sensazione di un controllo assoluto: oltre il 60 per cento di possesso palla e nessun rischio difensivo.
Purtroppo per De Rossi la squadra è tornata trasfigurata dagli spogliatoi. Simbolicamente Pellegrini, tra i principali bersagli del malcontento popolare e forse il migliore del primo tempo, ha perso brillantezza mentre Baroni, passato al 4-4-2 con Bonazzoli ad affiancare Djuric e Suslov spostato saggiamente sulla fascia, ha guadagnato metri con una maggiore aggressività. Alla Roma non bastava l’inesauribile carica di Bove a sostenere il centrocampo.
Uscito Dybala, che aveva un fastidio muscolare e non era stato abbagliante ma teneva in ansia con la sola presenza la difesa avversaria, il Verona è tornato in partita. Dopo il gol annullato per il fallo su Karsdorp, Folorunsho ha indovinato il tiro buono da lontanissimo aiutato da una figuraccia di Rui Patricio. Nel frattempo, Djuric aveva calciato alto un rigore che Sacchi aveva concesso al Var per un mani di Llorente.
Nel momento di panico, con i tifosi stavolta tiepidi, De Rossi ha allora ripiegato su un 3-5-2 alla Mourinho per difendersi con più ordine: Zalewski, che era entrato da ala destra senza capirci nulla, ha chiuso da esterno sinistro, con Kristensen che da terzino è diventato centrale mancino.
Con un po’ di sofferenza, sotto gli occhi dei Friedkin, l’obiettivo minimo è stato raggiunto. Non basta per ipotizzare già una rimonta verso il quarto posto ma serve a De Rossi per celebrare a dovere il debutto, con tanto di passeggiata sotto la Curva Sud: lui, a differenza dei giocatori, è stato applaudito. E ora potrà volare sollevato in Arabia Saudita, per un’assurda amichevole promozionale, per poi cercare conferme contro Salernitana e Cagliari.
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