Sulla vicenda del progetto di edificare lo Stadio della Roma a Tor di Valle, si registra lo scontro al calor bianco fra Urbanisti: Giovanni Caudo, che ha tenuto l’assessorato all’Urbanistica durante i mesi della Giunta Marino e che può essere annoverato fra i “papà” dell’opera, e Paolo Berdini, cui la Raggi ha deciso di affidare l’Urbanistica nella propria Giunta e che si è dichiarato contrario al progetto presentato. Due visioni, sul tema, diametralmente opposte.

L’ITER – Berdini sostiene che la scelta del sito è del promotore e che la legge non obbliga il Comune ad essere supino rispetto ai voleri della Roma. Marino avrebbe potuto imporre di costruire lo stadio in un altro quadrante della città, dove si sarebbe prodotto un beneficio più ampio per l’intera popolazione romana. Caudo replica dicendo che il Comune ha espletato la sua funzione di indirizzo politico, facendo incrementare in qualità e quantità le opere pubbliche inserite nell’opera e che la stessa ricade in un corridoio, quello per Fiumicino, che, in vista dell’ampliamento di Fiumicino, è un asse di sviluppo della città. Inoltre, la legge consente al privato di scegliere l’area e al Comune impone di assentire, dissentire o chiedere modifiche ma non di indicare aree alternative.

LE OPERE PUBBLICHE – Berdini afferma che le opere pubbliche inserite nel progetto saranno realizzate attraverso l’esborso di denaro pubblico noto (gli oneri di urbanizzazione previsti dalla legge) e da altro denaro di proprietà pubblica derivante dai maggiori introiti dovuti agli aumenti di volumetria concessi, indicando una cifra oscillante fra 400 e 800 milioni di euro. Si spenderanno dunque per opere utili solo e soltanto alla Roma calcio preziosi soldi pubblici. La replica di Caudo si concentra sui numeri: le opere pubbliche realizzate con gli oneri di legge (fogne, strade, parcheggi) assommerebbero, da conteggio, a circa 90 milioni. Il privato ne realizza invece per circa 115 milioni. Inoltre la Roma realizza in regime di concorrenza inftrastrutture per 195,5 milioni di euro. In sostanza, non c’è nessuno spreco di denaro “pubblico” (gli oneri concessori) ma c’è, al contrario, un guadagno. Non si è mai visto a Roma che il pubblico in un intervento tutto privato “guadagni” opere per oltre 300 milioni di euro, il 30% dell’investimento (la prassi romana è intorno al 9/10%).

IL CONSUMO DEL SUOLO – Berdini (e Italia Nostra) sostengono che vi sia una enorme cementificazione e uno spropositato consumo del suolo, 89 ettari. Caudo risponde: degli 89 ettari solo 44 saranno occupati da edifici, attrezzature e immobili, esattamente quelli già individuati come edificabili dal Piano Regolatore, il resto sono sistemazioni a parco fluviale, parchi e aree verdi. Ciò che è verde resta verde, viene solo curato, manutenuto e reso accessibile. In tutto ciò, almeno su una cosa sia Caudo che Berdini sono d’accordo: entrambi ritengono che la loro azione amministrativa sia improntata alla lotta ai palazzinari. Quando la verità è questione di punti di vista.

(Il Tempo – F. M. Magliaro)



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