Lorenzo Pellegrini

AS ROMA NEWS – Si legge 2026 e 2027, le scadenze del triumvirato di capitani – Pellegrini, Mancini e Cristante – e ci si chiede se non sia lì il vero problema della Roma. Che ha voluto legare a doppio filo il proprio futuro a un dominante spogliatoio tricolore formato anche da El Shaarawy, Belotti, Spinazzola e Zaniolo, scrive La Repubblica.

Cinque undicesimi della formazione titolare che è stata clamorosamente eliminata dalla Coppa Italia. Milioni di euro di ingaggi e di contratti vitalizi che non sono bastati a battere la Cremonese B.

Partire dai più forti per spiegare l’onta di mercoledì sera? Forse sì, visto che di qualche spiegazione il tifoso della Roma ha bisogno. Non fosse altro perchè proprio l’allenatore e i calciatori, dopo la sconfitta di Napoli, avevano dato appuntamento alla Coppa Italia. Con pugni e musi duri. Risultato? Sconfitta e fischi. Oltre agli assurdi alibi rugbistici di Mourinho. Di scuse, anche ieri sera, nemmeno l’ombra.

E allora avanti così, con la “ testa all’Empoli” e l’isteria di chi lontano dagli occhi dell’arbitro picchia gli avversari e arringa furbescamente una folla stanca di subire sconfitte. O chi stringe i denti da troppi mesi pur non avendo una condizione atletica degna di essere chiamata tale.

Scelte e dettami tattici li dà l’allenatore, così come far capire al gruppo che la Coppa Italia era l’occasione più grande per alzare un trofeo anche quest’anno. Mourinho mercoledì ha sbagliato tutto, scelte e approccio alla gara. Ma in campo vanno sempre i calciatori, e mercoledì ce n’erano tanti dello zoccolo duro. Quelli che da anni si sono presi i gradi di trascinatori e leader, incapaci peró di fare quello in cui erano riusciti tutti quest’anno: non perdere contro la Cremonese.

Con buona pace dei colpevoli facili, come i “bambini” lanciati con un’inquietante insistenza da Mou. O i perenni apprendisti, come Camara (per il quale non c’è obbligo di riscatto legato alle presenze), Solbakken e si spera non Llorente. Ma il fil rouge – o meglio, azur – rimane lo stesso, da troppi anni. A suon di milioni, di rinnovi e ammutinamenti che peró non spostano di una virgola dinamiche, amicizie ed equilibri interni. Forse per una volta guardare la luna sarebbe più corretto e lungimirante di guardare il dito per giustificare perché sanguina. Sabato puó arrivare subito il cerotto Empoli, e magari un febbraio da filotto che suturi definitivamente il dito. Ma la luna rimarrebbe sempre lì. Visibile, ma da troppo tempo irraggiungibile.



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