Rassegna stampa
Sprofondo Roma. Fedelissimi in crisi: Paredes non gira, incubo Rui Patricio
AS ROMA NEWS PAREDES RUI PATRICIO – Un punto in tre partite, ma soprattutto l’impressione di una squadra sulle gambe, fisicamente poco reattiva e mentalmente stanca. Il che sarebbe grave e anche preoccupante, considerando che siamo solo alla terza giornata. L’impressione, però, è che la terza Roma di José Mourinho sia fisicamente giù e con la testa “cotta”, scrive La Gazzetta dello Sport.
Nel senso che molti dei giocatori chiave delle prime due stagioni (Cristante, Pellegrini, Mancini, Smalling, Rui Patricio e Spinazzola) in questo arco di tempo sono stati spremuti (la Roma ha giocato ben 108 partite, sempre al massimo della tenuta nervosa) e sono arrivati in questo terzo anno scarichi e in parte vuoti dal punto di vista motivazionale. Insomma, a “tradire” Mourinho in questo primo scorcio di stagione sono soprattutto i suoi fedelissimi, quelli a cui si è appoggiato da quando è sbarcato nella Capitale. E che, comunque, lo hanno portato a giocare due finali europee in due stagioni, questo non va mai dimenticato.
Nella scorsa stagione la compattezza difensiva era uno dei tratti distintivi della Roma. In queste prime tre gare, invece, i giallorossi hanno incassato due reti a partita, dando l’impressione di essere molto meno efficaci proprio nella fase difensiva. Ad ammetterlo, a Verona, sono stati anche i giocatori, a iniziare da Mancini e Pellegrini. E il problema nasce dalla porta, dove Rui Patricio in queste prime tre giornate ha collezionato un errore a gara.
Il portiere portoghese è uno dei fedelissimi di Mou, nelle prime due stagioni romaniste – al netto di qualche errore clamoroso – ha dato più che tolto, ma adesso sembra essere in una fase involutiva assai pericolosa. Esattamente come Chris Smalling, il pilastro della retroguardia giallorossa, che contro Salernitana e Verona si è fatto fregare prima da Candreva e poi da Ngonge, sbagliando in entrambi i casi la postura nell’uno contro uno. Errori che non gli appartengono, ma che per qualcuno sono anche un pericoloso campanello d’allarme. Se crolla Smalling crolla tutto, è la sostanza.
Il resto, dietro, lo fanno il ritmo compassato di Diego Llorente (altro uomo di José, fu lui a farlo esordire nel Real Madrid nel 2012-13), gli eccessi di Mancini e il mistero di Ndicka, mai utilizzato in queste prime tre partite. «Deve imparare a giocare con noi», il commento – per alcuni versi inquietante – dell’allenatore giallorosso. E a chi dice che alla Roma mancano la velocità e l’aggressività di Ibanez, basta far vedere la sequela di errori (od orrori) fatti finora dal brasiliano in Arabia…
Ma se la difesa preoccupa, il centrocampo non fa certo sorridere. Perché qui Mou nelle ultime due partite ha schierato insieme Paredes (l’impressione è che nel cambio con Matic la Roma ci abbia perso) e Cristante, ricevendo in cambio poco da entrambi. I due hanno lo stesso passo, non sembrano assemblabili, ma per far giocare l’argentino (che non è mai stato un grande interditore, ma ora sembra essersi dimenticato della fase difensiva) Mou ha finito con lo snaturare anche Cristante. Che, dopo anni passati a giocare come perno davanti alla difesa, da mezzala non è più abituato, non ha più i tempi di gioco giusti nella pressione alta.
Una maglia, a conti fatti, sembra obbligatoriamente destinata a uno tra Renato Sanches (a patto che stia bene, però) e Bove, per dare al centrocampo energia, forza ed aggressività, cosa che è mancata in questo avvio. Dove in mezzo si sono visti buchi clamorosi (soprattutto per le difficoltà di Paredes) e poca intensità agonistica. Anche da capitan Pellegrini, che anche quest’anno è partito ad handicap, dovendo gestire una forma fisica non ottimale.
E poi c’è l’attacco, sulla carta il reparto migliore della Roma, non fosse altro perché lì il portoghese può schierare due gemme, Paulo Dybala e Romelu Lukaku. Il problema, però, è che dei primi 270 minuti l’argentino ne ha giocati solo 68, in quel di Verona. Assente per squalifica alla prima contro la Salernitana, si è poi dovuto arrendere ad un affaticamento muscolare. Stop che un po’ di ansia l’ha messa eccome, considerando lo storico della Joya e il fatto che l’argentino si fosse già fermato nel pre-campionato, durante l’amichevole giocata in Francia, in casa del Tolosa.
E allora se c’è da sorridere è meglio farlo gustandosi l’approccio di Lukaku con la maglia giallorossa, nella sconfitta con il Milan. In queste due settimane di stop («torno a lavorare a Trigoria, ma con 7 giocatori…», ha scherzato ieri Mou) si spera che anche Romelu (che è in nazionale) cresca di condizione e possa essere già decisivo con l’Empoli. Per evitare un altro passo falso che sarebbe davvero l’anticamera di uno sprofondo pericoloso.
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