(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli) C’era una volta, quattro anni e mezzo fa, un allenatore venuto dalla Francia che come prima cosa chiese alla società: «Voglio che all’Olimpico la panchina della Roma sia quella più vicina alla curva Sud». Rudi Garcia, nel suo processo di ricostruzione della squadra dopo le macerie del 26 maggio, aveva deciso di ripartire dallo stadio di casa e dai suoi tifosi. E i fatti gli hanno dato ragione, visto che da quell’anno la Roma non è mai scesa dal podio del campionato. Adesso sul podio c’è sempre, anche se sul gradino più basso, ma una cosa è cambiata non solo rispetto ai tempi di Garcia, ma rispetto all’era americana in generale: l’Olimpico non è più un fortino e i punti in trasferta sono più di quelli in casa. A onor del vero, va detto che in Europa il discorso è diverso, perché in Champions non solo Alisson non ha mai subìto reti, ma a parte il pareggio contro l’Atletico il percorso è stato netto. Magari hanno aiutato i tifosi (come presenze complessive non si è mai scesi sotto quota 35mila spettatori, omaggi compresi), magari la Roma si è sentita più libera, sta di fatto che in Italia, invece, l’Olimpico è stato più zavorra che risorsa. In casa è arrivata la grande delusione stagionale – eliminazione con il Torino in Coppa Italia – e sempre in casa sono arrivati i k.o. contro Inter, Napoli, Atalanta, Sampdoria e Milan, oltre al pareggio contro il Sassuolo.

NOVITÀ – Dei 59 punti in campionato 31 sono arrivati lontano dall’Olimpico, la vittoria di Crotone ha portato a nove il numero dei successi in trasferta, con una media di 2,21 punti a partita, la migliore di sempre, almeno finora. A Bologna non è certo che ci siano i tifosi della Roma (vietata la vendita nei vari settori dello stadio ai residenti nel Lazio, per ora aperta quella del settore ospiti), ma tra il viaggio in Emilia e quello di Barcellona la Roma si gioca buona parte del finale di stagione.

IN EUROPA – Al Camp Nou, dove l’ultima volta la squadra di Garcia è uscita con 6 gol al passivo e l’autostima a pezzi, De Rossi e compagni dovranno fare di tutto per lasciare aperta la porta della qualificazione, da giocarsi poi in casa. L’Olimpico sarà probabilmente sold out (oltre 11mila i biglietti venduti in due giorni), in Europa la tradizione stagionale è positiva, dovesse succedere quello che adesso sembra impensabile a nessuno verrebbe più in mente di dire che lo stadio di casa, in questa stagione, non abbia recitato un ruolo decisivo.

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