Eusebio Di Francesco

(Il Tempo – A. Austini) Spensierati ma convinti di essere qui non per caso. Pronti a chiudere ogni spazio, difendersi di squadra e ripartire non appena si apre un varco. Consapevoli che sono notti come queste quelle in cui si può cambiare la storia. EusebioDi Francesco indica la strada alla sua Roma, che stasera si gioca l’andata dei quarti di Champions League in casa del Barcellona di Messi. Al Camp Nou ci saranno oltre tremila romanisti, arrivati con ogni mezzo per sognare una missione impossibile: lo dice la storia, la differenza di valori della rosa, l’abitudine ad affrontare sfide del genere. Basti pensare che i giallorossi aspettano un momento così «alto» da dieci anni mentre i catalani sono all’undicesima stagione di fila tra le prime otto d’Europa. «È giusto avere il pensiero di poter fare qualcosa di straordinario – dice Di Francesco nella sala stampa del vecchio ma sempre affascinante stadio catalano – sapendo di affrontare probabilmente la squadra più forte al mondo. Per noi è un grande orgoglio ma vogliamo continuare a sognare».

Centrare un risultato che lasci aperto anche un piccolo spiraglio per il ritorno, in programma martedì prossimo all’Olimpico, può essere l’obiettivo più ragionevole di stasera. Sarebbe un enorme passo in avanti rispetto all’ultima Roma che si è presentata qui a novembre 2015 ed è tornata a casa con sei gol sul groppone. C’era Garcia in panchina – che la preparò malissimo dicendo ai giocatori: «Tanto il turno lo dobbiamo passare battendo il Bate Borisov all’ultima giornata» – e solo quattro titolari di quella serata da dimenticare saranno in campo oggi: Florenzi, Manolas, Nainggolan (se recupera) e Dzeko. Un’altra Roma e un altro Barcellona, meno spettacolare e più solido, cementato attorno al fenomeno argentino che si è riposato nell’ultimo periodo per presentarsi al meglio stasera. «Hanno incassato – sottolinea l’abruzzese – un solo gol in casa in Champions (e hanno perso 3 gare delle ultime 35, ndr), lottano su ogni pallone e non sono mai morti. Lo dico prima: ci porteranno ad abbassarci, hanno una qualità di palleggio impressionante e verranno a recuperare la palla nella nostra metà campo. Se saremo bravi a uscire dalla prima pressione potremmo creare pericoli importanti:dobbiamo essere bravi a sfruttare il loro desiderio di giocare nell’uno contro uno».

Un po’ allenatore e un po’ psicologo, Di Francesco batte molto sul tasto della consapevolezza: «Se la Roma è arrivata ai quarti significa che qualcosa l’ha dimostrata, mi fa piacere che loro ci rispettino. Abbiamo guadagnato con merito questa chance, perché non guardare avanti con ottimismo e spensieratezza? Ma guai a dire: “Come va, va”. Questo modo di pensare non mi piace e l’ho fatto notare ai giocatori». La vetrina del Camp Nou è il punto più alto toccato dall’avvento della proprietà americana, un cammino fin qui fantastico in Champions che ha garantito introiti da 85 milioni di euro botteghini compresi. Compiere il miracolo ed eliminare il Barcellona farebbe salire l’incasso a circa 100 milioni, ma ovviamente nessuno può pretendere dalla Roma un’impresa del genere. Tanto meno Pallotta: il presidente non sarà in Spagna e atterrerà direttamente nella Capitale tra giovedì e venerdì, prima della sfida della Fiorentina che seguirà all’Olimpico così come il ritorno dei quarti contro i marziani blaugrana, quando lo stadio giallorosso sarà tutto esaurito. Sperando che quella partita abbia ancora un senso per la qualificazione.

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