Gregoire Defrel

(Il Tempo – T. Carmellini) La Roma va, compie il primo passetto nell’Europa che conta, ma mostra tutti i limiti di una squadra ancora in via di costruzione. La differenza con l’Atletico Madrid (negli ultimi quattro anni due finali perse, una semifinale e un quarto di finale: tutti contro il Real) c’è e si vede, ma un punto contro Simeone & Co. per il momento va più che bene. Certo la musica Champions fa sempre effetto, il calore dell’Olimpico tornato a fare il suo fa tutta la differenza del mondo, e dopo lo spavento iniziale qualche aspettativa s’era anche creata: ma più di così questa Roma al momento non poteva. Di Francesco lo capisce in corsa e cambia quando annusa che si può mettere male facendo un cambio conservativo: così, invece di fare il fenomeno gioca d’astuzia e incassa un punto fondamentale per il futuro. Nell’altra partita nessuna sorpresa, Chelsea passeggia sugli azeri e la classifica vista da qua al momento non fa poi così schifo ai romanisti.

Olimpico delle grandi occasioni anche se i tagliandi staccati a malapena superano quota trentacinquemila. Di Francesco non cambia gioca la Roma pronosticata alla vigilia con Peres che vince il ballottaggio con Florenzi. Anche Simeone va sul sicuro, si blinda e mette dentro Thomas per Carrasco aggiungendo di fatti un mediano: mossa tipica vista la gara in trasferta e forse anche bocciatura per la brutta uscita dell’esterno contro il Valencia. La Roma parte col freno a mano tirato, complice anche lo spavento rimediato al primo affondo dell’Atletico: il piattone di Saul dopo tre minuti scheggia il palo esterno alla destra di Alisson. Spaventata la squadra di Di Francesco ci mette un po’ ad entrare in partita e sono gli spagnoli a fare le cose migliori in avvio. Ma nella prima mezz’ora l’unica cosa degna di nota è il rigore negato, clamoroso, dall’arbitro serbo Mazic che non fischia il fallo di mano di Vietto sulla palla messa dentro da Perotti. In Italia non ci sarebbero stati dubbi, tanto più ora con l’arrivo della Var, ma qui siamo in Champions e i parametri sono altri (ma le regole no… Boh). Mezz’ora e la gara si anima, prima Nainggolan impegna Oblak (che è anche fortunato) con una botta da fuori: bello lo schema con Kolarov. Quindi è la volta dell’Atletico: Manolas salva sulla linea ad Alisson battuto, poi lo stesso portiere brasiliano replica su Griezmann da due passi e la Roma si salva.

La prima frazione finisce con i giallorossi in avanti e l’unico boato fin qui arriva quando il tabellone si illumina per il gol di Messi (il primo della serata) alla Juventus. Ma la ripresa sarà tutta un’altra storia. L’Atletico cresce, la Roma fatica a tenere il ritmo ma trova un Alisson in grande serata. Il portiere brasiliano, che già bene aveva fatto in avvio, sale in cattedra e diventa il vero protagonista della serata. La sua Roma soffre le accelerazioni degli uomini di Simeone che al bel calcio non guarda ma è squadra aggressiva, cattiva che ti toglie il respiro e arriva sempre prima sul pallone. Di Francesco capisce che tira una brutta aria e fa un cambio insolito ma che si rivelerà azzeccatissimo per il primo punto in classifica: dentro Fazio per Defrel e la Roma si mette 3-5-2 per alzare la diga lì dietro. La cosa funziona, anche perché Alisson è in serata di grazia. Prima dice no a Vietto lanciato a rete, poi a Correa che apre la difesa giallorossa con un dribbling pazzesco. Infine miracolo vero su Saul: reazione d’istinto sulla conclusione da distanza ravvicinata con lo stesso Saul che poi scheggia il palo. Finisce così con i tre dischi che arrivano come una liberazione per questa Roma che fa un primo step nell’Europa che conta: ma è chiaro che per andare avanti bisognerà mostrare qualcosa di più già a partire dalla trasferta in Azerbaijan in programma il 27. La strada è lunga.

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