AS ROMA NEWS DERBY LAZIO – Non è chiedere la luna, men che mai alle 12.30. È semplicemente pensare e sperare di andare a una festa senza ansia, preoccupazioni, rumori strani nelle orecchie che non siano gli inni e i cori di Lazio e Roma. E che negli occhi resti solo il calcio, lo sport, la festa appunto. Che non ci si avvii al solito – sì, solito, purtroppo – lunedì di bilanci, di conti, di arresti e di denunce. Se uno slogan, uno solo, bastasse, potrebbe essere questo: fateci divertire. Anzi no: fateci “solo” divertire. In campo, sugli spalti, prima e dopo con gli sfottò. E fine, niente tensioni, riporta Il Corriere della Sera.
È una partita che è un romanzo, questa. Che è finita nella filmografia di attori come Vittorio Gassman e Alberto Sordi, per dire. Che due volte (almeno) all’anno blocca fisicamente un quadrante della città e virtualmente pensieri e parole di chiunque, dal sindaco al bambino della scuola dell’infanzia. Ecco: la speranza è di godersela. Non sporchiamola.
Perché è inutile far finta di nulla, si arriva a questo 21 settembre con un buon carico di tensioni. S’è capito anche dal botta e risposta che c’è stato in settimana tra Alessandro Onorato, assessore ai grandi eventi, sport, turismo e moda del comune di Roma, e Andrea Abodi, ministro per lo sport e i giovani, sull’orario di inizio di questa partita. Si gioca alle 12.30 perché il 13 aprile scorso Ponte Milvio divenne teatro di un accerchiamento delle forze dell’ordine: da una parte i violenti con la sciarpa biancoceleste, dall’altra quelli in giallorosso. Persino fantasioso come scenario, eppure tremendamente reale.
Sta di fatto che già allora fu deciso che la volta successiva si sarebbe giocato di giorno per evitare che le tenebre favorissero i delinquenti. «Scendere in campo alle 12.30 è una sconfitta del calcio e delle istituzioni — ha detto il tecnico della Lazio Maurizio Sarri —: se per mantenere l’ordine pubblico si prendono queste decisioni, vuol dire che ci sono delle difficoltà».
È che queste «difficoltà» non dovrebbero proprio aver ragione di esistere. Che l’unica fantasia intorno alla quale discutere dovrebbe essere quella dei giocatori. Questo Lazio-Roma non vale uno scudetto, oggi neppure un posto in Champions League. Sarri e Gasperini hanno problemi vari da affrontare e in generale per le mani non hanno organici di altissimo livello. Non ci sono, né da una parte né dall’altra, giocatori ufficialmente riconosciuti come campioni. E l’avvio di stagione delle due squadre — più quello della Lazio che della Roma — in verità, è lontano dall’essere definito ottimale.
È un derby di tensione anche sportiva, allora, non ci sono solo le preoccupazioni legate all’ordine pubblico. Se il divertimento va invocato, è probabilmente giusto chiederlo ai calciatori di maggiore fantasia di Sarri e Gasperini. Giusto provarci con Zaccagni, di cui il tecnico della Lazio ha detto: «Come uomo e per maturità mi sembra cresciuto, può diventare un capitano importante».
E dall’altra parte la Roma Gasperini non può non affidarsi a Soulé, in crescita esponenziale, uomo dell’oggi e del domani, in grado di far gol e dribblare, di decidere e inventare una giocata. Anche nelle grandi partite. E Lazio-Roma resta tale. Lo sarà sempre per questa città, al netto delle reali posizioni di classifica. Del resto, è così dal 1929, anno del primo derby. Della prima festa. E guai a rovinarla con immagini che non siano quelle delle bandiere.
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