Rassegna stampa
Soulé, le fatiche del baby d’oro
AS ROMA NEWS VENEZIA SOULE – Diamogli tempo. E’ giovane, si farà: deve attendere il suo momento, ora non deve strafare. Matias Soulé è accompagnato da questo refrain, ma lui ha fretta: vuole dimostrare, deve farlo. Sul collo quei trenta (25,6 più 4 di bonus) milioni di euro che la Roma ha speso per lui poco più di due mesi fa, quando l’allenatore era De Rossi, quando Dybala era un promesso uscente e quando il 4-3-3 era disegnato per le sue caratteristiche, scrive Il Messaggero.
Poi, c’è stato il temporale: Daniele è stato mandato via su due piedi, Paulo nel frattempo era rimasto e la Roma non gioca più il 4-3-3, anzi adotta un modulo che più lontano da quello non c’è. Juric apprezza le qualità di Matias, ma ha dichiarato pubblicamente che Dybala, se sta bene, è il titolare. E quindi? Soulé è la riserva di Paulo, e non più il compagno (oltrechè amico e connazionale) di reparto. De Rossi ha anche provato a schierarli nello stesso undici, ma con risultati agghiaccianti: Dybala non è un sterno destro del 4-3-3, Soulè non è il sinistro. E’ un trequartista, dice Juric, pensando al suo sistema di gioco, che di calciatori sotto la punta ne prevede due, ma fino a ora, il secondo non è mai stato l’argentino jr.
Contro l’Udinese, il nuovo allenatore ha schierato Pellegrini e, con il Bilbao, Baldanzi. Quindi, ricapitolando: al momento, Soulé viene dopo Dybala, e questo è stato subito chiaro, e dopo Baldanzi, e ciò è sorprendente. Tommasino, in questo periodo ha imparato a pensare da mezz’ala e riesce a sviluppare una fase difensiva che Soulé non è in grado di garantire, ed ecco perché gli sono stati concessi solo pochi minuti, sette contro l’Udinese e il secondo tempo con il Bilbao, al posto di Dybala acciaccato.
Su cinque partite di campionato e una di Coppa, Matias è stato titolare tre volte, a Cagliari, con l’Empoli e contro la Juve, senza mai lasciare traccia, ma in campo si è visto solo un calciatore individualista, con una testarda ricerca del dribbling, è evidente che ha voglia di dimostrare, ma non è quella la strada. E questo lo ha portato a sbagliare spesso (vedi la rete fallita con il Bilbao l’altra sera) e ad essere il più delle volte impalpabile.
Insomma, 280 minuti (su 540) totali in campo sono pochi, pochi soprattutto per uno come lui, considerato una pietra angolare del progetto Roma. L’ultima convocazione in nazionale gli ha regalato un sorriso, gli ha ridato un po’ di morale, ma non ha cambiato lo stato delle cose: appena tornato dal doppio impegno con la Seleccion, DDR lo ha tenuto in panchina a Genova, concedendogli nemmeno un minuto.
Domenica arriva il Venezia all’Olimpico e Soulé ritroverà l’allenatore che lo ha valorizzato lo scorso anno a Frosinone, ovvero Eusebio Di Francesco, che lo schierava o esterno destro d’attacco o seconda punta: stagione chiusa con 11 reti e 3 assist, con annessa retrocessione in B. De Rossi aveva ipotizzato anche una sua presenza a tuttafascia, un qualcosa di impensabile per uno come lui. E questo lo ha confermato pure Juric, che ha escluso di poterlo schierare nel ruolo di Celik.
Con il Venezia, Matias spera di ritagliarsi uno spazio, sperando di riaccendere quell’anima ambiziosa che al momento si è un po’ spenta. Ma molto dipenderà da Dybala, non tanto dalle sue condizioni fisiche (il problema accusato l’altra sera non è nulla di grave), ma dalle intenzioni di Juric, che valuterà se lasciare a riposo Paulo per un turno. Oppure di fargli giocare la terza di fila da titolare e scegliere Soulè per la trasferta di Europa League in Svezia.
Giocatori come Matias, giovani, ricordiamo che ha solo 21 anni e un solo anno di esperienza in serie A, vanno attesi, con pazienza, senza troppe pressioni. L’esempio è in casa, anche se non parliamo di un giovane ma di un nuovo come lui, ovvero Dovbyk, etichettato come un bidone dopo le prime tre partite e ora sta cominciando a segnare. A Matias può succedere lo stesso: un guizzo all’improvviso, una partita risolta da una sua giocata. Ma senza fretta, senza strafare, per non passare prima del previsto da acquisto sbagliato, come fu per Iturbe.
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