Daniele De Rossi

(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli) L’attesa per i tornelli che non funzionano bene e costringono tanti spettatori ad entrare in ritardo, il traffico, il caro biglietti e pure la storia, almeno quella recente, che dice che le grandi notti europee partivano con i sogni e finivano con gli incubi. La prova della Roma di ieri sera ha spazzato via tutto e se il primo gol di El Shaarawy qualcuno se l’è perso, il terzo di Perotti lo hanno visto tutti. E tutti hanno festeggiato, felici come da queste parti non si vedeva da un po’. Merito di Di Francesco e dei giocatori, che hanno trascinato i tifosi, quasi 60mila, record stagionale e 20mila in più rispetto alla partita contro l’Atletico. Quella era una Roma in costruzione, questa ha un’identità ormai definita. E De Rossi lo conferma: «Siamo aggressivi con tutti, anche contro squadre che per anni avremmo atteso. E questo è un passo avanti».

ORGOGLIO – È felice, Daniele, e come lui la Roma tutta, presente e assente, come dimostrano i post dei vari Florenzi («Vittoria di tutti, anche del nostro giardiniere»), Strootman e Karsdorp, che si sente partecipe quanto i compagni scesi in campo. Questo, però, deve essere un punto di partenza e De Rossi lo sottolinea chiaramente: «Dicevo negli spogliatoi prima del match che noi non viviamo molte serate di gloria in Champions League, io ricordo ancora la vittoria sul Chelsea di dieci anni fa… Una vittoria così rimane nella testa, ma non è che vinciamo per farci le foto e metterle nel comodino. Andiamo avanti».

NATO ROMANISTA – Senza guardarsi indietro, sottolinea De Rossi, che però precisa: «Noi dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti anche dopo i 7­-1. Io lo so che qui a Roma verranno fatti proclami nello stesso modo in cui siamo stati bollati come scemi per il pareggio con l’Atletico o il 2-­1 col Qarabag». Testa, quindi, al campionato: «Contro la Fiorentina è una partita importante in una competizione dove forse possiamo sperare di più». Vero, ma è vero pure che dopo le due prestazioni controicampioni d’Inghilterra anche in Champions sognare non è più così proibito.



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