Rassegna stampa
Dalla firma al caso Dybala: il triste romanzo giallorosso di Daniele De Rossi
AS ROMA NEWS DE ROSSI ESONERO – Sono le 9.25 del 16 gennaio 2024. Mourinho chiude la sua era romanista. Serve un’alternativa. Subito. Qualcuno che possa far dimenticare in fretta cos’è stato lo Special One per i romanisti. La scelta ricade su Daniele De Rossi. Per Dan e Ryan Friedkin è il totem giusto, scrive La Repubblica.
La bandiera salvafaccia
Capitan Futuro, come lo chiamava la Curva Sud, è fin da subito l’unica scelta valutata dagli americani. Il consenso è tutto. E allora perché non portare una bandiera sulla panchina della Roma? Perché non affidargli la gestione di una squadra dilaniata dal triennio portoghese. De Rossi è il perfetto « parafulmine » — termine che tornerà alla ribalta 8 mesi più tardi — per una proprietà reduce da una scelta impopolare.
I risultati, più bassi che alti
De Rossi parte benissimo. Cinque vittorie nelle prime sei partite di campionato. In Europa League batte il Feyenoord, umilia il Brighton dell’amico De Zerbi ed elimina il Milan. Altro che bandiera, l’ex capitano sembra un allenatore vero. Capace di rivitalizzare i calciatori e regalare anche bel gioco. Fino ad aprile, sfruttando l’onda lunga dell’entusiasmo di chi evidentemente non digeriva più Mou. Ma il finale di stagione sarà da brividi: fuori dall’Europa League in semifinale contro quel Bayer Leverkusen, fuori anche dalla corsa Champions. Troppi scontri diretti persi: altro sesto posto, come negli ultimi quattro anni.
Il rinnovo senza Champions
Nonostante l’obiettivo fissato dai Friedkin per il rinnovo di contratto fosse la qualificazione a una generosa Champions, De Rossi il 25 giugno firma un contratto triennale. « Non potremmo essere più felici di costruire un progetto a lungo termine con Daniele». Firmato Friedkin.
Le richieste non esaudite
Ma i guai sono dietro l’angolo. Il mercato parte in ritardo, con l’arrivo del ds Florent Ghisolfi a fine maggio. Fuori Lukaku, Renato Sanches, Spinazzola, via i giocatori in prestito, tagliati tutti i contratti più onerosi. Dentro calciatori «giovani e affamati » . Le indicazioni le dà De Rossi, il mercato lo fa il ds insieme all’amministratrice delegata Lina Souloukou. Le richieste sono chiare: una punta, due ali veloci ( Federico Chiesa il preferito), un centrocampista di gamba e almeno due terzini ( Raoul Bellanova primo nome della lista). Il primo ad arrivare è però Enzo Le Fée per 23 milioni, regista del Rennes e pallino del ds. De Rossi dichiara di non conoscere il giocatore. Con Soulé e Dovbyk cambia musica.
Il caso Dybala
Ma è facile stonare. Perché le spese sfiorano i 100 milioni. E quindi serve abbassare i costi: via alla spending review. Che fare? Mettere sul mercato il giocatore più costoso della rosa. Paulo Dybala ha un’offerta monstre dall’Arabia. La Roma ha la scusa perfetta per liberarsi di un asset costosissimo e togliere all’allenatore l’imbarazzo di dover gestire l’argentino. Uno che si pesta i piedi con il nuovo arrivo Soulé. In società sono tutti d’accordo. Meno l’allenatore che però in conferenza stampa si allinea con le scelte societarie, ammettendo che si può fare a meno della Joya: « Come il Napoli, che ha vinto lo scudetto senza Insigne, Koulibaly, Fabian Ruiz e Mertens». L’imprevisto è il dietrofront dell’argentino: Dybala rifiuta i 75 milioni degli arabi e scompagina il mercato giallorosso. Niente Danso. Sì a Koné e, fuori tempo massimo, a Hummels e Hermoso.
La solitudine del mister
Come già capitato con Mourinho, nessun dirigente spiega cosa è successo negli ultimi giorni di mercato. È De Rossi a prendersi l’onere davanti alle telecamere. L’allenatore, però, dietro le scrivanie, spiega come da adesso le scelte su Dybala e altri calciatori saranno esclusivamente tecniche. Per la serie: « Qui decido io». Arriva la prima rottura con la dirigenza: dentro e fuori Trigoria circolano voci di liti furibonde.
Il caso Zalewski
Non è finita qui. Il messaggio di De Rossi cade nel vuoto. L’ex Capitan Futuro punta forte su Nicola Zalewski. È lui il titolare sulla fascia sinistra. L’allenatore è convinto che in quel ruolo possa ritagliarsi spazio nella Roma. L’idea in società è diversa. Zalewski e Bove, giovani cresciuti in casa e quindi monetizzabili con golose plusvalenze, sono due assegni circolari da utilizzare per sistemare il bilancio. Il polacco si impunta: « no » al rinnovo, « no » al Napoli, « no » al Psv, « no » al Galatasaray. Troppo per chi aveva calcolato un incasso di 11 milioni di euro. Zalewski finisce fuori rosa. « Una scelta della società » , spiega De Rossi. Ecco la seconda grande rottura.
Il divorzio e il parafulmine
Il resto è cronaca delle ultime 72 ore. La classifica recita 3 punti nelle prime 4 giornate. Dopo la trasferta di Genova il presidente e suo figlio arrivano a Roma e convocano dirigenti e allenatore per un confronto. Quello con De Rossi, andato in scena a Trigoria lunedì sera non va bene. Toni accesi. La decisione di esonerare De Rossi si prefigura già nella notte. Tra lunedì e martedì si prova a sondare Stefano Pioli, che però ha già accettato l’Al Nassr. Si accelera quindi su Juric, preallertato dopo Marassi. Il croato accetta subito, Alle 7.50 sale su un treno direzione Roma. Alle 8.52 arriva l’annuncio dell’esonero «La decisione del club è adottata nell’interesse della squadra » . De Rossi esce per la seconda volta da Trigoria. Questa volta da «parafulmine».
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