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Roma, il bilancio dell’era Ghisolfi: da Koné a Dovbyk i colpi giusti, ma troppe scommesse flop

CALCIOMERCATO AS ROMA GHISOLFI – Il ciclo di Florent Ghisolfi alla direzione sportiva della Roma si è chiuso dopo appena dodici mesi, lasciando spazio a Frederic Massara in un’estate che dovrà ridefinire ambizioni e conti giallorossi. L’anno del dirigente francese è stato un condensato di scosse interne — dall’esonero lampo di Daniele De Rossi alle dimissioni dell’amministratrice delegata Lina Souloukou, fino alla breve e fallimentare parentesi Juric e alla rimonta targata Claudio Ranieri — ma anche di un mercato che, tra intuizioni riuscite e scommesse perdute, ha segnato profondamente il presente (e il futuro) del club.
Le firme che hanno portato un segno più sul bilancio tecnico sono poche ma pesanti. Manu Koné, strappato al Borussia Mönchengladbach per 18 milioni più bonus, si è imposto come l’equilibratore di centrocampo che mancava, tanto da far sembrare l’investimento un affare. Matías Soulé, 30 milioni versati alla Juventus, ha faticato nella prima parte di stagione ma con Ranieri è esploso, diventando decisivo con gol e personalità. Artem Dovbyk ha vissuto un’annata di alti e bassi: preso a 30 milioni dal Girona, non sempre ha convinto per cattiveria sotto porta, ma ha comunque timbrato 17 reti complessive, un bottino che fa ben sperare Gasperini. Bene, in larga parte, anche Alexis Saelemaekers, arrivato in prestito secco dal Milan nello scambio con Abraham, mentre Lucas Gourna-Douath ha mostrato lampi interessanti nei pochi minuti concessi, lasciando aperta la trattativa con il Salisburgo per un riscatto non banale.
Dall’altro lato, però, la lista degli acquisti rivedibili è lunga e incide sulle criticità di bilancio che Massara dovrà risolvere. Il nome più ingombrante è quello di Mats Hummels: ingaggiato per regalare leadership ed esperienza, il tedesco ha alternato qualche buona giocata a lunghi stop fisici, chiudendo la carriera con l’ombra dell’errore di Bilbao che è costato l’Europa League. Devyne Rensch non ha mai davvero svoltato, mentre Victor Nelsson, Salah-Eddine e Saud Abdulhamid sono rimasti ai margini: appena sedici presenze totali, con il saudita celebrato più per spirito e il gol al Braga che per continuità di rendimento.
Tra intuizioni che hanno acceso l’Olimpico e scommesse che ne hanno spento l’entusiasmo, l’eredità di Ghisolfi lascia alla Roma una rosa in chiaroscuro: alcune certezze da valorizzare, molte correzioni da apportare. Ora tocca a Massara, con la regia di Ranieri e le idee pressanti di Gasperini, trasformare gli errori in plusvalenze e i colpi giusti in pilastri di un progetto che deve tornare a respirare ambizione — senza più concedersi il lusso di stagioni a metà.
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